
L'assoluzione dei dirigenti Pdl da errori nella presentazione delle liste nel Lazio, è la premessa di Silvio Berlusconi per annunciare che l'ora dei fuochi d'artificio è scoccata. Anzi, è l'ora di «gettare il cuore oltre l'ostacolo».
Basta con le carte bollate, adesso ci si confronti con le proposte politiche. «Daremo una lezione alla sinistra filosovietica, che vuole vincere senza avversari». E anche quelle con la piazza: scenderà in corteo il 20 marzo (ma più probabilmente il 21), a San Giovanni, «dopo tante manifestazioni della sinistra e dintorni..sarà per difendere il voto».
Non ci sarà Fini, ma è «ovvio, è o non è la terza carica dello Stato?». E la colpa del caos delle
liste è della «gazzarra dei radicali» («si sono addirittura sdraiati a terra mentre Milioni e Polesi
chiedevano l'intervento di un magistrato d`ufficio») e mette sul banco pure i giudici. Accusa il «presidente Durante» e «la dottoressa Argento» dell'ufficio del Tribunale di aver «discriminato» il Pdl. Critica pure il Tar che ha bocciato il ricorso del centrodestra, con «rilievi previ di pregio».
Ma nella conferenza stampa, con esplosioni di protesta di un freelance che La Russa cerca malamente di spegnere, Berlusconi si libera di tutte le cose mendaci, così dice, scritte dai giornali. La rappresentazione del suo metro di giudizio è quando racconta dei milioni di voti, ricevuti da Formigoni nel corso dei suoi mandati, e delle poche «decine di firme» che hanno causato l'esclusione della lista. Non significa questo, «essere fiscali» per una manciata di sigle mancanti nel centrodestra mentre «hanno chiuso un occhio per gli altri partiti?». Di sicuro, il premier non pensa a uno «slittamento del voto».
La cronistoria di quel maledetto
27 febbraio, è puntuale. Non c`è responsabilità del Pdl, «dei nostri dirigenti e funzionari». L'accaduto è frutto di «un marchiano errore dell`ufficio circoscrizionale per non aver registrato gli ingressi», al quale si è aggiunta la «gazzarra dei radicali» che hanno «ostacolato», dice così, i presentatori di lista. Una «gazzarra» inscenata per indicare «una manomissione dele liste». Ma ciò, «è impossibile». Il rappresentante Polesi si è messo in fila. «Dopo le 12 un componente dell'ufficio della cancelleria si è limitato a chiedere chi doveva consegnare le liste. Il nostro rappresentante si è identificato, ma nessuno ha verbalizzato nulla».
Così scatta la protesta dei radicali, sdraiati a terra. «Il presidente dell'ufficio circoscrizionale anziché decidere di accogliere la lista, ha deciso, incredibilmente, di escluderla». Su questo fatto è già stata presentata una denuncia alla Procura di Roma. «Mi rendo conto che c'è stato un danno alla nostra immagine, ma resto ottimista». Ora pensa a far vincere Renata Polverini (presente in prima fila). Vuole «raddoppiare gli sforzi» per centrare l'obiettivo. Dovrebbero cambiare le norme, in alcune Regioni, sulla presentazione delle liste: in ogni caso non pensa di nominare un'Autorità ad hoc. Non c'è nulla di anticostituzionale nel decreto «interpretativo»,
controfirmato dal presidente Napolitano. Ma di questo ne parlerà in una futura conferenza stampa.
In ogni caso, per dimostrare che voleva una trattativa, rivela che Gianni Letta chiamò il leader del Pd, Bersani. Il quale disse no, «un comportamento antidemocratico e meschino. Avrebbero preferito correre da soli, come si usava nell`Urss...».
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