
01/02/11
la Repubblica
Nel prossimo consiglio dei ministri, venerdì, Berlusconi fa sapere che presenterà due riforme-clou: la modifica dell’articolo 41 della Costituzione, in cui si parla della libertà d’impresa, e un piano di defiscalizzazione per il Sud. Oltre agli Stati generali dell’economia «per una sferzata». Pieno di intenzioni concrete e liberali, il premier. E nel tentativo di uscire dall’angolo e di esorcizzare la spada di Damocle rappresentata dalla richiesta dei giudici milanesi di rito immediato per l’affaire Ruby, offre un «patto per lo sviluppo» all’opposizione e in particolare al segretario del Pd, Pier Luigi Bersani.
Lo fa con una lettera pubblicata dal Corriere della sera, lo nega nel pomeriggio quando va allo scontro frontale con l’opposizione. Bersani rispedisce l’invito al mittente: «Berlusconi faccia un passo indietro e tolga dall’imbarazzo se stesso e il paese. Per rivolgersi credibilmente all’opposizione dovrebbe potersi rivolgere credibilmente al paese e alla comunità internazionale. Così non è. Deve solo dimettersi». Il Pd è disposto «a prendersi le proprie responsabilità», ad entrare nel merito delle ricette urgenti per il rilancio dell’economia e per uscire dalla paralisi. Berlusconi parla di opposizioni che vogliono la patrimoniale? Di liberalizzazioni? Bersani non ha remore a discutere con la maggioranza, ma «ci vuole alla guida del governo una persona capace di unire, di essere sincera, coerente, credibile». Per uno sforzo straordinario. Con Berlusconi no. Per la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia poteva essere un positivo ritorno al dialogo: «Se è per la crescita noi siamo qua», aveva risposto.
Il "niet" del Pd manda su tutte le furie il premier che aveva blandito il segretario, appellandosi alla sua «cultura pragmatica emiliana». «Bersani è un irresponsabile e insolente - attacca in una nota serale Berlusconi - La mia era l’unica proposta seria per rilanciare l’economia e la società». E continua: «Il partito dell’imposta patrimoniale e dell’ipoteca pubblica sul patrimonio immobiliare, che organizza un nuovo esproprio di ricchezza..., non deve prevalere. Il primo colpo lo avrà con i decreti sul federalismo fiscale». Controbatte Bersani, a margine della presentazione del libro di Massimo Franco sul Vaticano con il Guardasigilli Alfano, il leader Udc, Casini e monsignor Fisichella: «Insolente io? Lui si dimetta, ha la pelle sottile di un bambino, è molto suscettibile. Non è la prima volta da quando è in difficoltà che lancia ponti che poi smantella dopo un minuto». Per il Pd è soltanto «un diversivo propagandistico» l’improvvisa scoperta dell’economia. Sul federalismo poi, rincara Bersani, «è lì che c’è una vera e propria patrimoniale per imprenditori e artigiani». Il Cavaliere alza i toni, afferma che «il voto punirà i politicanti sabotatori e incapaci»: è un attacco a Fini e a Fli, senza i quali «realizzeremo il programma». Il Pdl fa quadrato. Nessun ascolto dall’opposizione. Casini lo invita: «Faccia le cose, non le dica». Tutto il Terzo Polo boccia l’offerta di dialogo. Di Pietro netto: «Ridicolo». Emma Bonino, la leader radicale commenta: «È tardi per Berlusconi sia come credibilità che come impegno». Aperto è anche il capitolo del disagio cattolico per un premier sotto inchiesta per questioni di sesso.
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