
11/10/10
Il Giornale
Il governo ha funzionato, il Pdl meno. L'analisi di Silvio Berlusconi sullo stato di salute della maggioranza gela lo Stato maggiore del partito. Non è una bocciatura ma certo è la prima volta che il fondatore prima di Forza Italia e poi del Popolo della libertà critica pubblicamente l'operato dei suoi. Accade proprio nel giorno nel quale, altra novità, il leader dell'opposizione riconosce al premier meriti mai ammessi prima.
Berlusconi, ha detto Bersani, non è la macchietta che troppo spesso mettiamo alla berlina, lo abbiamo sottovalutato e ne abbiamo pagato le conseguenze. Se aggiungiamo che Fassino, ministro degli Esteri del governo ombra Pd, ha benedetto la proposta di La Russa di difendere al meglio mostri soldati in Afghanistan armando i caccia italiani, si può proprio dire che quella di ieri è una giornata da segnare sull'agenda della politica. Se si è trattato soltanto di coincidenze o se davvero si è passati dagli insulti a ragionare di e sulla politica lo vedremo nei prossimi giorni. Manovre pre elettorali, secondo alcuni. Possibile.
In questo senso potrebbe essere letta la frustata di Berlusconi, un serriamo le file che non esclude una dose di autocritica. È innegabile infatti che i quadri del partito sparsi per l'Italia da troppi mesi abbiano la sensazione di essere abbandonati dal capo. E qualche cosa di vero c'è, anche se gli alibi non mancano. Il governo alle prese con la crisi, le inchieste giudiziarie che hanno assediato e assediano le prime file e la scissione di Fini so no argomenti sufficienti per giustificare una distrazione rispetto ai problemi del neonato partito. Che se è solo ammaccato e non ferito lo si deve alla tenuta dell'asse trai coordinatori che rappresentano le due anime, Verdini (ex Forza Italia) e La Russa (ex An), gente concreta che ha retto l'urto di spinte e controspinte, arginato fughe in avanti di colonnelli e colonnelle in cerca di gloria e visibilità, a Roma come in periferia. La scissione finiana è una ferita ancora troppo fresca per pensare a rivoluzioni che potrebbero allargarla invece di chiuderla definitivamente.
Ma certo qualche cosa va fatta per ridare fiducia, efficienza, sicurezza e soprattutto per riportare quello spirito vincente del'94. La strada è una sola: Berlusconi deve tornare a occuparsi del partito. Come mixare la nuova linfa che sicuramente serve con una classe dirigente che nel frattempo è cresciuta rivendicando spazio e ruoli è un problema che può risolvere solo lui. Avrà la voglia e la pazienza di farlo? Più che una scelta credo si tratti di una condanna. Alternative non cene sono.
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