
03/11/10
Il Secolo XIX
Qualche giorno fa aveva rivendicato orgogliosamente il suo stile: «Amo la vita, amo le donne». Ieri il presidente del Consiglio è andato ben oltre, scatenando un diluvio di polemiche e critiche, anche fuori dall’Italia: «Meglio essere appassionato delle belle ragazze che gay», spiega ridente al Salone del ciclo e motociclo, alla Fiera di Milano. Un attimo di smarrimento nella platea, che poi sottolinea la gaffe planetaria con un applauso non troppo convinto. Altro che l’ipotesi di "un passo indietro", come ipotizzava Fini: il premier replica a chi gli chiede chiarimenti con una sonora risata, l’infelice battuta sugli omosessuali e un nuovo vigoroso attacco ai nemici giurati, magistratura e stampa.
«Ho un problemino: avrei da sistemare una certa Ruby in uno di questi stand», scherza come niente fosse sull’affaire di cui tutti parlano. «Non leggete più i giornali: vi imbrogliano», sostiene il premier, secondo cui l’ultima bufera che lo coinvolge è solo «una tempesta di carta». E rivela che il governo intende presentare una nuova legge sulle intercettazioni per cui «chi pubblicherà il testo dovrà subire un fermo del suo media da 3 a 30 giorni». Altre caratteristiche che dovrà avere questa legge: uso degli ascolti «limitato al terrorismo internazionale, alle organizzazioni criminali, alla pedofilia e agli omicidi e le intercettazioni non potranno essere prodotte come prove né dalla accusa né dalla difesa», elenca. Evoca poi nuovamente la riforma della giustizia, da presentare perché «c’è un macigno nella vita del Paese, si chiama magistratura».
Le agenzie non fanno in tempo a battere le esternazioni del premier che si scatena uno stillicidio di reazioni indignate, a partire dall’Arcigay: «Berlusconi si scusi con tutti». Critiche da opposizione e finiani, ma questa volta anche la fedelissima ministra Mara Carfagna interviene con un cauto rimprovero: «E stata una battuta», lo difende, ma sottolinea che «per non oscurare tutto questo lavoro, frutto di un impegno costante e condiviso dell’intero esecutivo, sarebbe opportuno che ciascuno di noi si astenesse dal fare battute».
Dal centrosinistra, il leader di Idv, Antonio Di Pietro, ricorda che essere gay è solo «un diverso modo dell’essere e non una condizione di cui vergognarsi» e dichiara che «il posto ideale per Berlusconi non è certo palazzo Chigi ma una bettola di periferia», mentre dal Pd insorge il segretario Pierluigi Bersani: «Dal punto di vista morale Berlusconi porta il Paese a una regressione paurosa: i gay sono da disprezzare; le donne sono il dopolavoro del maschio e per le minorenni si ragiona così: le salvo dalla polizia per salvare me stesso e dopo le rimetto sulla strada».
Con il passare delle ore la polemica diventa un ciclone tropicale. Il governatore della Puglia e leader di Sel, Nichi Vendola, omosessuale dichiarato, dedica al premier una lettera-videomessaggio di tre minuti per dirgli che «il tuo teatro della virilità mette tristezza», «comportamenti smodati e patetici» di «un Sultano d’Occidente» e chiede le sue dimissioni. Partecipano al coro delle critiche anche i finiani: da Chiara Moroni («parole inaccettabili, volgari e offensive») a Luca Barbareschi («al posto di Berlusconi mi vergognerei»).
La battuta fa il giro del mondo: il giornale francese Libération parla di "une berlusconnerie», lo spagnolo El Mundo definisce "omofoba" l’ultima "berlusconada". Persino l’attrice americana Julianne Moore, a Roma per la Festa del cinema, commenta l’uscita del premier bollandola senza appello come «arcaica e idiota».
E c’è chi reagisce anche all’attacco ai giornali: «Delirante», per il presidente della Federazione nazionale della stampa, Roberto Natale, «il proposito di bloccare per un mese i media che dovessero pubblicare intercettazioni sgradite». Mentre il finiano Benedetto Della Vedova dice: «L’invito a non leggere i giornali è tanto grave quanto ridicolo».
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