
Le velenosità vendicative fuori dall'Italia, nei confronti dell'Italia e dell'Europa, escono dagli schemi nefasti della propaganda e della campagna elettorale nostrane e toccano le fondamenta (morali) della costituzione economica di un Paese. Puntano a mettere in discussione il meglio che c'è e si è fatto, dentro e fuori casa, per ricostituire un patrimonio di credibilità che riguarda l'intera comunità nazionale e le sue istituzioni finanziarie di garanzia. Si toccano i gangli di una rete che ha tenuto insieme il tessuto connettivo del Paese, in un quadro di logoramento economico e civile, e ha assicurato all'Europa il meglio delle nostre risorse per contribuire alla guida solidaristica del processo europeo di integrazione sul piano dell'economia, della finanza e dei mercati.
Guai se si pensasse, anche per un attimo, che chi ha minato, in modo criminoso e con ogni genere di artifizi, la solidità di una banca come il Monte dei Paschi di Siena inserendo la "piccola provincia senese" nel circuito globale della finanza speculativa e delle sue porcherie, non debba essere chiamato a fare fronte fino in fondo alle sue responsabilità. Non si permetta nemmeno di pensare che l'azione meritoria della magistratura non debba essere incoraggiata affinché si faccia chiarezza e si colpiscano in modo esemplare omissioni, responsabilità e comportamenti distorsivi dei tanti soggetti interessati. Passi che si alterino i toni della propaganda partitica e si giochi una partita (tutta politica) che poco ha a che vedere con il sacrosanto diritto alla verità e molto da spartire con il (legittimo) interesse elettorale.
Una cosa, però, non deve essere consentita a nessuno: lasciare intendere, ammiccare, soprattutto fuori dell'Italia, che le condizioni di stabilità del Monte dei Paschi non sono del tutto certe e, cosa ancora più grave, lasciare intendere che inquilini attuali o del recente passato della Banca d'Italia si siano allontanati, in questo caso, dal consueto rigore in materia di Vigilanza. Se ne accentuino piuttosto i poteri, ma si riconosca allo stesso tempo il lavoro prezioso degli uomini di via Nazionale che ha condotto alla sostituzione dei manager sotto accusa e ha posto le basi dell'azione della magistratura. Se il Capo dello Stato decide di non sentirsi "paralizzato" dal momento (particolare) della contesa politica e chiede a tutti con forza di manifestare la consapevolezza dell'interesse nazionale, vuol dire che qualcuno sta perseguendo (pericolosamente) fuori dall'Italia un disegno con finalità distruttive del Paese. Un gioco troppo grosso per rimanere inermi.
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