
25/03/11
l'Espresso
Il suo nome è entrato ormai negli annali parlamentari, soprattutto perché il 16 marzo con il suo voto in dissenso dal resto dell'opposizione (è iscritto al gruppo del Pd) il deputato radicale Marco Beltrandi ha impedito che la Camera impegnasse il governo ad accorpare referendum e amministrative, con un risparmio mancato di 300 milioni di euro. Un colpo di genio che ha mandato su tutte le furie colleghi e dirigenti del gruppo democratico (da molti è stato addirittura bollato come "venduto"). Beltrandi, al suo secondo mandato è dunque difficilmente ricandidabile secondo le regole in vigore tra i seguaci di Pannella, sta però creando non poche perplessità anche tra i suoi stessi colleghi radicali, pur tradizionalmente molto tolleranti, per altre due circostanze solo di recente emerse. La prima: sarebbe stato lui, in vista del voto di fiducia del 14 dicembre, magari per crearsi qualche opportunità di rielezione nel centrodestra, dicono i critici, ad avviare il dialogo con La Russa e Berlusconi che avrebbe dovuto addirittura portare i radicali nel governo: una mossa che ha costretto Marco Pannella a scendere in campo direttamente per evitare sconvenienti ribaltoni che avrebbero fatto passare i radicali per cinici opportunisti. La seconda circostanza è la passione di Beltrandi per i vecchi orologi, di cui possiederebbe una ragguardevole collezione del valore di diverse centinaia di migliaia di euro. Un hobby che stona con il tradizionale train de vie degli austeri radicali pannelliani.
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