
L'assistenza sanitaria riesce a a non inciampare in un taglio da 2,5 miliardi che si sarebbe tradotto in una potatura di servizi essenziali e in una raffica di ticket fin dal 2012. Anche se poi a pagare saranno sempre gli italiani con le addizionali Irpef regionali manovrate dallo Stato. Una partita di giro, insomma. Ma, sia chiaro, la vicenda della spesa per la salute pubblica è solo rimandata, e dal 2013 rischia comunque di esplodere in tutta la sua dirompenza in un sistema che già ora non sa cosa sia l'universalità e che solo a fatica riesce a reggere l'impatto dei conti e della richiesta di cure dopo i tagli di questi anni. Per questo, ora più di prima, è il momento di dar fondo a tutti gli interventi possibili di razionalizzazione, di efficienza e di qualità insieme, nel segno di quell'equità e di quella coesione che vogliono essere il tratto distintivo del Governo. La strada potrà essere quella del «Patto» con le regioni, ma va seguita senza perdere tempo e senza ipocrisie. Altrimenti il default del Ssn è garantito.
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