
17/01/11
Affari&Finanza (la Repubblica)
Un centro di impianti fotovoltaici mostra nella sua pubblicità una ragazza nuda e la dicitura "Montami a costo zero". In uno spot televisivo di ambiente bucolico una bella ciclista chissà perché viene inquadrata dal basso gambe al vento. Una compagnia di crociere annuncia "Abbiamo le poppe più famose, metteteci il vostro culo”. E via dicendo. La volgarità e lo sfruttamento del corpo femminile in pubblicità hanno raggiunto livelli intollerabili. Nessuno è immune, piccole e grandi aziende, in una deriva boccaccesca senza limiti. L’Antitrust da anni si batte per cercare di far si che le aziende si presentino al pubblico tramite immagini rispettose della dignità umana e non discriminatorie in relazione a sesso, etnia, religione o condizione sociale. Sembra però molto facile eludere il veto quando si tratta di sublimare o mostrare esplicitamente messaggi sessuali, ammiccanti, volgarissimi. L’Italia occupa le ultime posizioni delle classifiche europee basate sull’equiparazione delle donne.
Ora scendono in campo Emma Bonino, Linda Lanzillotta, Emma Marcegaglia, Susanna Camusso, Luisa Todini, Annamaria Tarantola, Maria Ida Germontani, Rosy Bindi: partecipano all’incontro "Questione femminile, questione Italia" mercoledì 19. Occasione è la presentazione da parte di "Pari o dispare", associazione fondata tra le altre dalla stessa Bonino, del Manifesto per un utilizzo responsabile dell’immagine femminile". «I modelli mediatici basati sulla finzione diventano punti di riferimento fuorvianti per l’educazione delle giovani generazioni», dice Emma Bonino. «La comunicazione pubblicitaria da sempre volutamente si discosta dalla quotidianità proprio per far sognare il consumatore. Questo è l’animus della pubblicità e non può essere vietato. Ma da questo allo spettacolo indecente di oggi ce ne corre». Un buon numero di aziende (Accenture, Unilever, Dove, L’Oreal, Procter&Gamble, Microsoft, Enel, Ibm, Fs, Vodafone) ha sottoscritto il documento impegnandosi a non associare il marchio a messaggi discriminatori o degradanti in forme dirette o indirette, che valutati nel loro contesto possano esaltare o indurre una qualsiasi forma di violenza contro le donne. Il comitato Pari e Dispare ha preparato una proposta per l’istituzione di un’Authority contro le discriminazioni di genere, ha presentato una clausola da apporre al contratto di servizio Rai.
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