
I diritti umani non si mangiano, è vero, ma di diritti umani si vive. Tocca ricordarlo, anche mentre la tredicesima va via per Imu e bollette e il caos elettorale è dietro le porte. Perché l’Italia è riuscita, ieri all’Assemblea generale dell’Onu, a contribuire a quel piccolo grande risultato che è l’approvazione della risoluzione per l’eliminazione delle mutilazioni genitali femminili. Quell’odiosa pratica violenta di cui sono state vittime 140 milioni di donne e bambine nel mondo, e tre milioni sono a rischio, da ieri è bandita dalla comunità internazionale grazie a dieci anni di campagna dei Radicali e di Non c’è pace senza giustizia, e di tre anni di impegno profuso senza sosta dai nostri governi all’Onu, negoziando il testo della risoluzione per conto dell’Ue: un riconoscimento del ruolo svolto nel sostenere da vicino, nel tempo, i paesi africani e non solo ad assumersi la responsabilità politica di presentare la risoluzione come poi è stato. Per Emma Bonino hanno vinto «il coraggio e la tenacia». Ovvio che è solo l’inizio. Ma anche pensare di arrivare a proteggere i diritti umani delle donne attraverso la legge, facendola prevalere su quella ancestrale dei villaggi africani o indonesiani, appariva irraggiungibile. Questo inizio è arrivato e l’Italia ne deve andare fiera.
© 2012 Europa. Tutti i diritti riservati