
15/04/10
Corriere della Sera
«È chiaro che le banche più grosse del Nord avranno uomini nostri ad ogni livello. La gente ci dice
"prendetevi le banche" e noi lo faremo». Umberto Bossi allarga il perimetro del suo disegno di egemonia sulle regioni padane. Il più volte ribadito interesse del Carroccio per il mondo del credito - fin qui accusato, d’intesa con Tremonti, di fare poco per sostenere la ripresa - ieri ha trovato la sua più esplicita affermazione. E mentre il capo leghista parlava a Montecitorio, a poche centinaia di metri di distanza, sempre a Roma, si riunivano alcuni responsabili economici delle regioni appena conquistate: un primo tavolo di lavoro in vista di un obiettivo strategico ma complicato, la fusione delle finanziarie regionali - Finpiemonte, Finlombarda e Veneto sviluppo - in una sola maxifinanziaria del Nord.
Umberto Bossi ha una sola accortezza: tranquillizzare il presidente del Consiglio. In particolare, sulla legge elettorale: «C’è già e non si tocca. Con il doppio turno la gente non ti va a votare. Io lo abolirei anche dalle comunali». Ma il leader leghista tiene il punto, sia pure senza premere sull’acceleratore, anche rispetto alle preoccupazioni di Renato Schifani riguardo alle riforme istituzionali. Il presidente del Senato spera in «una larga maggioranza che non può e non deve essere soltanto quella delle forze politiche che sono attualmente al governo»?
Umberto Bossi guarda diritto all’obiettivo, il federalismo. E dunque, chi c’è, c’è: «Si va in Commissione ed è lì che si vede quale è l’interesse del Pd a fare le riforme». E se Schifani non vuole che il Senato delle Regioni si trasformi in una «Camera di serie B» per l’eventuale «esclusione dal circuito fiduciario» di Palazzo Madama, Bossi sgombera il campo con un gesto della mano: «Federale non significa secondario».
Ma, appunto, il leader leghista rompe ogni indugio in tema di banche. Non soltanto le predilette casse di risparmio dall’azionariato territoriale, molte delle quali andranno a un ricambio dei board a breve. Anche, e soprattutto, le «banche più grosse». Controllate da fondazioni i cui soci sono in parte cospicua espressione degli enti locali.
La partita più imminente è quella su Unicredit, ed è in qualche modo esemplare: il grande azionista è Cariverona, in cui 22 dei 32 consiglieri sono di designazione territoriale. Sennonché, dire territorio oggi significa dire Lega: 4 consiglieri sono designati dal sindaco di Verona Flavio Tosi, leghista, uno, dal sindaco di Legnano Roberto Rettondini, leghista, uno dal presidente della provincia di Vicenza Attilio Schneck, leghista, uno dal sindaco di Feltre Gianvittore Vaccari, leghista. Con il neo governatore Luca Zaia, storico sostenitore di un maggior protagonismo della politica negli istituti di credito che, anche ieri,
è tornato a ribadire «l’esigenza che le banche si mettano al servizio dei territori». Sottolineando «la presenza di una classe dirigente, finalmente non autoreferenziale, che è certamente espressa dalla Lega, ed è certamente in grado di guidare il sistema bancario verso questa direzione».
Ma, appunto, non ci sono soltanto le banche. Le finanziarie regionali sono le casseforti con cui Piemonte, Lombardia e Veneto finanziano gli interventi a favore delle imprese e dello sviluppo. Giampaolo Chirichelli, presidente Finlombarda di designazione padana, rompe gli indugi: «Non si tratta soltanto di mettere a rete il knowhow di queste agenzie. I matrimoni, se si fanno, vanno consumati e il nostro obiettivo, assolutamente condiviso da Umberto Bossi, è quello di arrivare a una finanziaria del Nord». Che secondo Chirichelli non dovrebbe aver colore politico: «Noi speriamo che si uniscano a noi anche Trentino e Liguria. Una finanziaria unica sarebbe un fattore di chiarezza per gli imprenditori e di razionalizzazione di interventi fin qui necessariamente poco coordinati».
"prendetevi le banche" e noi lo faremo». Umberto Bossi allarga il perimetro del suo disegno di egemonia sulle regioni padane. Il più volte ribadito interesse del Carroccio per il mondo del credito - fin qui accusato, d’intesa con Tremonti, di fare poco per sostenere la ripresa - ieri ha trovato la sua più esplicita affermazione. E mentre il capo leghista parlava a Montecitorio, a poche centinaia di metri di distanza, sempre a Roma, si riunivano alcuni responsabili economici delle regioni appena conquistate: un primo tavolo di lavoro in vista di un obiettivo strategico ma complicato, la fusione delle finanziarie regionali - Finpiemonte, Finlombarda e Veneto sviluppo - in una sola maxifinanziaria del Nord.
Umberto Bossi ha una sola accortezza: tranquillizzare il presidente del Consiglio. In particolare, sulla legge elettorale: «C’è già e non si tocca. Con il doppio turno la gente non ti va a votare. Io lo abolirei anche dalle comunali». Ma il leader leghista tiene il punto, sia pure senza premere sull’acceleratore, anche rispetto alle preoccupazioni di Renato Schifani riguardo alle riforme istituzionali. Il presidente del Senato spera in «una larga maggioranza che non può e non deve essere soltanto quella delle forze politiche che sono attualmente al governo»?
Umberto Bossi guarda diritto all’obiettivo, il federalismo. E dunque, chi c’è, c’è: «Si va in Commissione ed è lì che si vede quale è l’interesse del Pd a fare le riforme». E se Schifani non vuole che il Senato delle Regioni si trasformi in una «Camera di serie B» per l’eventuale «esclusione dal circuito fiduciario» di Palazzo Madama, Bossi sgombera il campo con un gesto della mano: «Federale non significa secondario».
Ma, appunto, il leader leghista rompe ogni indugio in tema di banche. Non soltanto le predilette casse di risparmio dall’azionariato territoriale, molte delle quali andranno a un ricambio dei board a breve. Anche, e soprattutto, le «banche più grosse». Controllate da fondazioni i cui soci sono in parte cospicua espressione degli enti locali.
La partita più imminente è quella su Unicredit, ed è in qualche modo esemplare: il grande azionista è Cariverona, in cui 22 dei 32 consiglieri sono di designazione territoriale. Sennonché, dire territorio oggi significa dire Lega: 4 consiglieri sono designati dal sindaco di Verona Flavio Tosi, leghista, uno, dal sindaco di Legnano Roberto Rettondini, leghista, uno dal presidente della provincia di Vicenza Attilio Schneck, leghista, uno dal sindaco di Feltre Gianvittore Vaccari, leghista. Con il neo governatore Luca Zaia, storico sostenitore di un maggior protagonismo della politica negli istituti di credito che, anche ieri,
è tornato a ribadire «l’esigenza che le banche si mettano al servizio dei territori». Sottolineando «la presenza di una classe dirigente, finalmente non autoreferenziale, che è certamente espressa dalla Lega, ed è certamente in grado di guidare il sistema bancario verso questa direzione».
Ma, appunto, non ci sono soltanto le banche. Le finanziarie regionali sono le casseforti con cui Piemonte, Lombardia e Veneto finanziano gli interventi a favore delle imprese e dello sviluppo. Giampaolo Chirichelli, presidente Finlombarda di designazione padana, rompe gli indugi: «Non si tratta soltanto di mettere a rete il knowhow di queste agenzie. I matrimoni, se si fanno, vanno consumati e il nostro obiettivo, assolutamente condiviso da Umberto Bossi, è quello di arrivare a una finanziaria del Nord». Che secondo Chirichelli non dovrebbe aver colore politico: «Noi speriamo che si uniscano a noi anche Trentino e Liguria. Una finanziaria unica sarebbe un fattore di chiarezza per gli imprenditori e di razionalizzazione di interventi fin qui necessariamente poco coordinati».
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