
28/10/10
Italia Oggi
Certo che Vincenzo Vitelli, da quando ha assunto la presidenza di Audiradio lo scorso maggio, ha avuto ben pochi giorni di tranquillità. Il rischio, tuttavia, è che il sistema di rilevazione degli ascolti della radio imploda. La settimana scorsa, infatti, il consiglio di amministrazione di Audiradio non ha deliberato nulla per il potere di veto che alcuni patti parasociali assegnano alla Rai. Si dovevano fornire delle risposte all’Agcom, l’Autorità garante per le comunicazioni, in merito all’annullamento dell’indagine Diari e alla pubblicazione dell’indagine Cati (quella telefonica) solo per le radio locali e non per le nazionali. Network, quindi, che resteranno senza dati di audience per un anno.
Il prossimo cda è stato convocato per l’8 novembre, ma tra i soci è ormai guerra aperta. Il gruppo Finelco (105, Rmc, Virgin radio) aveva già sottoposto ad Audíradio un documento in cui si chiedeva la revisione della governante societaria. Sia per quanto riguarda le quote societarie (sbilanciamento nei confronti della Rai), sia per il numero di consiglieri (al momento 5 in quota Rai, 3 Assocomunicazione, 2 Upa, 2 Radio e reti, 1 Unicom e poi uno ciascuno per Manzoni, Finelco, Monradio, Sole-24 Ore, Rds, Rcs, Rtl 102,5), sia per il funzionamento del consiglio di ammini- strazione. Ma dopo il cda a vuoto della scorsa settimana, è partita una denuncia all’Antitrust, in cui Rtl 102,5, Rds, Finelco e Radio e reti ricorrono contro la governance di Audiradio. Secondo questo fronte la società presieduta da Vitelli sta lavorando male e rischia di arrivare al 2011 senza nessuna rilevazione degli ascolti condivisa. Inoltre, se nel 2010 l’indagine Diari più l’indagine Cati sono costate alle radio circa 6,6 milioni di euro, con i correttivi 2011 imposti alla indagine Diari, che così come era concepita non andava bene, si supereranno gli otto milioni di euro, una cifra folle.
Peraltro Vitelli si trova di fronte pure a un’altra patata bollente: l’Agcom, da tempo, ha chiesto ad Audiradio di ammettere nella società e nel consiglio di amministrazione nuovi soci. E in luglio la stessa Audiradio si era impegnata in questo senso: dovrebbero entrare Aeranti ed Frt (radio locali) e poi Radio radicale e Radio Maria. Da luglio, tuttavia, non è successo nulla. Solo il 26 ottobre scorso Audiradio ha spedito ai nuovi potenziali soci una lettera in cui spiega che verso la metà di novembre dovrebbe essere perfezionata l’operazione nella quale alcuni attuali soci venderanno le loro quote ai nuovi entranti. «Il problema, tuttavia», spiega Marco Rossignoli, presidente di Aeranti, «è che tra settembre, ottobre e novembre la Audiradio sta prendendo decisioni importantissime per la vita e il futuro del mondo radiofonico. Si discute su come si organizzerà l’indagine nel 2011 e nel 2012, e lo si fa senza i soggetti che dovrebbero tutelare l’interesse del mondo radiofonico locale, ancora fuori dal cda». Un mondo che rappresenta il 30% degli ascolti in Italia.
«Qualcuno dirà che noi siamo già presenti nel comitato tecnico di Audiradio», prosegue Rossignoli, «ma è certo che il comitato tecnico non ha i poteri decisionali del cda. Ad Aeranti, comunque, sarà concesso il 2,5% di Audiradio, una quota ancora bassa, un primo passo che non sana il vulnus della scarsa rappresentatività delle radio locali in Audiradio. Quanto al tipo di indagine, so che ci sono ancora forze che spingono verso un’unica indagine Diari, costosissima e con enormi lacune. La posizione di Aeranti è chiara: un’unica indagine, ma Cati, telefonica. Il costo della Diari rappresenterebbe, invece, una barriera all’accesso per molte realtà locali, che non possono spendere 50 mila euro all’anno di iscrizione alla ricerca quando ne incassano 30 mila dalla raccolta pubblicitaria».
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