
Il risanamento dei conti pubblici italiani e l'opera di convincimento sulla ritrovata credibilità del nostro Paese hanno richiesto a Mario Monti di trasformarsi in un novello Ulisse. Lontano da Roma-Itaca, è stato impegnato in una "guerra", a colpi di numeri e di prove di affidabilità, per convincere l'Europa sull'efficacia delle misure adottate. Dopodomani si dovrà cimentare in una sfida "ciclopica": rassicurare la City, cioè il cuore finanziario globale, affinché la speculazione non stringa più d'assedio i nostri BTp. L'obiettivo è riuscire a risollevare le sorti dell'Italia, che forse non rischia la fine della Grecia, ma che certamente non se la passa bene. In ogni caso, sempre alla Grecia si torna. Perché venerdì scorso, oltre ai downgrade sul fronte dei rating, proprio da Atene sono arrivate le notizie peggiori, con lo stop delle banche al negoziato sul debito. Risultato? Borse giù, spread in rialzo. Così, come in una tela di Penelope, ciò che è stato faticosamente tessuto, improvvisamente si ritrova disfatto. È l'odissea nelle capitali europee rischia di allungarsi.
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