
Non c’è tregua tra palazzo Chigi e Quirinale. Dopo scontri e tentativi di rappacificazione Berlusconi e Napolitano tornano ai ferri corti. Mentre la polemica raggela il confronto sulle riforme e scatena il Pd che si rifiuta di trattare con chi attacca il capo dello Stato. All’opposto il Pdl fa quadrato intorno al suo capo e nega che abbia mai aggredito il presidente. "Colpa" delle ultime esternazioni del premier a Parma al meeting della Confindustria e della ricostruzione fatta da Eugenio Scalfari su Repubblica che rivela l’indignata reazione di Napolitano e i tempestosi colloqui svoltisi nelle ultime settimane.
Davanti agli industriali, un fluviale e sovreccitato Berlusconi si lamenta dei lacci e lacciuoli che, a suo dire, frenano l’azione del governo. Protesta contro le Camere che si rimpallano le leggi, fino a snaturare l’impianto del governo. Poi tocca al Quirinale: «Il testo viene preliminarmente sottoposto al presidente e al suo staff che ne controlla addirittura gli aggettivi».
Il Cavaliere parla dell’ufficio legislativo che, per prassi, segue gli sviluppi delle leggi e segnala gravi anomalie che potrebbero compromettere l’ultima firma. Il Cavaliere ce l’ha con il ddl sulle intercettazioni, dove il Colle ha eccepito gli «evidenti indizi di colpevolezza» necessari per un ascolto. Napolitano, in un incontro col Guardasigilli Alfano, aveva chiesto di cambiare l’aggettivo. Oggi Berlusconi se ne risente. Ma, pronunciata la battuta, le conseguenze non tardano ad arrivare perché il presidente, come scrive Scalfari, reagisce «stupefatto e indignato». Chiama il sottosegretario Gianni Letta, ne riceve le personali scuse, ma gli esprime disappunto («Se non si trattasse del premier, ma d’una qualunque altra persona dovrei dire che siamo in presenza di un bugiardo che dice una cosa al mattino e fa l’opposto la sera o d’una persona dissociata e afflitta da disturbi schizoidi»). La ricostruzione dell’ultimo incontro e dell’ultima telefonata tra i due rivela una fortissima tensione, il premier si lamenta degli interventi dello staff legislativo del Colle, il presidente parla di «validissimi collaboratori». L’incontro finisce nel gelo, ma segue una telefonata di scuse da palazzo Chigi. Il Quirinale conferma informalmente il merito e i fatti ricostruiti. Si limita a una puntualizzazione sull’incontro tra i due avvenuto non il 1 aprile, ma a metà marzo.
Dopo i contrasti su Eluana, le intercettazioni e le ronde, dopo i litigi sul decreto salva-liste, dopo la bocciatura delle legge sul lavoro, il comportamento di Berlusconi contro Napolitano mette a rischio il dialogo sulle riforme.
Dice il capogruppo Pd al Senato Anna Finocchiaro: «Siamo agli annunci e alla confusione, sempre sulla base del tornaconto propagandistico di Berlusconi. Ma quello che non cambia mai sono gli attacchi che sferra agli organi costituzionali e di garanzia». Ovviala conclusione: «E’ davvero difficile pensare a un confronto con chi ha questa concezione della democrazia e delle istituzioni». Il responsabile Giustizia del Pd Andrea Orlando vede nell’atteggiamento del premier «ben poca sensibilità istituzionale». Per Donatella Ferranti c’è un premier che «sbaglia di grosso» quando polemizza sugli aggettivi e «sminuisce il ruolo di garanzia» del capo dello Stato. Il sottosegretario alla presidenza Paolo Bonaiuti replica a stretto giro: «La centrale di propaganda del Pd cerca di mascherare la verità, la sinistra ha poca o nessuna voglia di confrontarsi sulle riforme perché non riesce a trovare un accordo tra le sue mille anime». A ruota il portavoce Pdl Daniele Capezzone («Il Pd parte col piede sbagliato, mostra di voler solo polemizzare con Berlusconi»). Il ministro Gianfranco Rotondi tronca netto: «Gli attacchi dell’opposizione al premier sono fuori luogo». Nel Pdl negano perfino che il Cavaliere abbia attaccato il Colle. Dice il vice capogruppo alla Camera Osvaldo Napoli: «Non possiamo credere che Napolitano sia irritato per una piccolezza del genere. Berlusconi quelle cose le ha sempre dette, non c’è alcuno scandalo. La polemica del Pd è solo fine a se stessa, la gente lo sa ed è con noi»
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