
20/10/09
Libero
Dopo l’ampio dibattito provocato dalla proposta di inserire, nelle scuole, di un’ora di religione dedicata all’islam, ecco una proposta di legge sul diritto di voto per le elezioni amministrative ai cittadini extracomunitari regolarmente residenti in Italia da almeno cinque anni. È questo, in sintesi, il contenuto, appunto, di un progetto di legge rigorosamente bipartisan depositato ieri alla Camera. Il progetto, infatti, che ha come primi firmatari deputati delle principali forze politiche di maggioranza e di opposizione: Walter Veltroni (Pd), Flavia Perina (PdL), Roberto Rao (Udc), Leoluca Orlando (IdV), Salvatore Vassallo (Pd). Di fatto, tra le forze politiche rappresentate in Parlamento, manca solamente la Lega Nord.
«L’approvazione del progetto», spiegano i promotori, «costituirebbe un primo passo concreto per promuovere l’integrazione di persone che in molti casi già partecipano pienamente alla vita civile delle comunità locali in cui risiedono. A partire da oggi, quindi, verranno raccolte ulteriori adesioni e nei prossimi giorni si terrà una conferenza stampa per esporre il contenuto del progetto.
La proposta di legge rischia di diventare un problema per la maggioranza. Da parte della Lega, infatti, è arrivato un immediato stop: «La Lega Nord», dice Luciano Dussin, vicepresidedente vicario del gruppo leghista alla Camera, non si presterà a giocare partite truccate come queste, perchè rispettosa da sempre dei programmi elettorali che ha sottoscritto con il proprio elettorato». Secondo Dussin, i firmatari della proposta di legge «un effetto lo hanno già ottenuto», ossia quello «di dimostrarsi sempre più lontani dalle esigenze reali del Paese». E anche Alessandro Pagano, deputato del Pdl e componente della Commissione Finanze della Camera, esprime una posizione molto critica, secondo il quale «i neo-radicali annidati nel Pdl pur di attirare le simpatie elettorali degli immigrati, che secondo i loro progetti avranno da qui a poco il diritto al voto, sarebbero capaci di distruggere ciò che è più prezioso per il nostro Paese: le proprie radici e la propria identità». Dunque, imperativo categorico è quello di «essere fermi a non concedere agli immigrati la cittadinanza breve e il diritto al voto».
Una giornata cruciale, per la questione immigrazione, quella di ieri. Infatti è stata depositata alla Camera anche la proposta di legge, a firma della deputata pd Luisa Bossa, per estendere i diritti degli stranieri regolarmente soggiornanti in Italia con carta di soggiorno anche ai loro figli maggiorenni. Un’altra proposta in tema di immigrazione è stata presentata dal Partito radicale, nel corso di un presidio con oltre tremila immigrati organizzato a Roma, per chiedere una sanatoria per tutti gli immigrati che hanno un lavoro e che sono rimasti esclusi dalla regolarizzazione per il lavoro domestico.
Per tornare alle reazioni politiche, il ministro dell’interno Roberto Maroni boccia l’ipotesi di ridurre i tempi per il conferimento della cittadinanza italiana a cittadini stranieri, e torna anche sul tema dell’introduzione dell’ora di religione islamica a scuola . «Sono temi molto interessanti che si riferiscono ad una situazione teorica in generale», spiega il ministro, ma se si parte da situazioni concrete, Maroni non ha dubbi: si tratta di cose che «non solo non sono utili, ma sono assolutamente sbagliate».
Sulla questione, c’è da segnalare la proposta di Franco Grillini, Presidente di gaynet: per garantire «un reale pluralismo» allora perché non istituire «anche l’ora di ateismo o di agnosticismo perchè l’area dei non credenti e di chi non professa alcuna fede religiosa rappresenta ormai più di un terzo della popolazione che si vedrebbe discriminata dall’introduzione dell’ora di religione islamica».
Peccato che in giro per l’Italia, ma di provenienza milanese, attualmente ci siano altri 70 chilogrammi di fertilizzante utile a chi voglia compiere azioni di terrorismo. E molti “lupi solitari”, messi assieme, fanno un branco. Così ieri il ministro dell’Interno Roberto Maroni, al termine del comitato per la sicurezza con le istituzioni locali e il capo della polizia, Antonio Manganelli, ha parlato di un «franchising del terrorismo dove Al Qaeda mette a disposizione motivazioni e strumenti, mette a disposizione il marchio, e poi ciascuno si costruisce la sua cellula». Da qui la «pericolosità» dell’attentatore Mohammed Game «appartenente a una cellula di ispirazione jihadista», per quanto fosse privo di collegamenti con la rete internazionale del terrorismo islamico. E il sistema risulta più pericoloso rispetto ad una cellula organizzata a livello internazionale perché si tratta di situazioni non controllabili, secondo il titolare del Viminale.
Proprio ieri, il kamikaze è uscito dal coma farmacologico a cui era sottoposto per la gravità delle sue condizioni e, nel corso dell’interrogatorio di garanzia avvenuto nel primo pomeriggio all’ospedale milanese Fatebenefratelli, ha risposto a molte delledomande poste dal giudice. È apparso stupito che fossero stati arrestati anche i suoi complici, ma ha confermato la ricostruzione fatta dal pm Maurizio Romanelli, dalla Digos e dal Ros, anche riguardo all’esplosivo utilizzato, negando però di aver agito in un contesto più ampio, men che meno internazionale.
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