
BRUXELLES - Il Consiglio dei 27 ministri degli Esteri dell’Ue ha trattato per molte ore un difficile accordo su un alleggerimento dell’embargo alla Siria, che possa consentire di inviare armamenti ai ribelli in guerra contro il regime di Bashar al-Assad.
Il clima, già denso di tensioni e divisioni, è stato ulteriormente drammatizzato dalle dichiarazioni del ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, sull’uso di armi chimiche nel conflitto siriano, che ha finora provocato decine di migliaia di morti e vari milioni di rifugiati in fuga dalle aree devastate dalle azioni belliche.
«Ci sono indicazioni più forti e più fondate sull’uso locale di armi chimiche - ha dichiarato Fabius -. Dobbiamo verificare e lo stiamo facendo con i nostri partner». La riunione a Bruxelles si è tenuta sotto la pressione dell’imminente scadenza (venerdì prossimo) dell’attuale embargo complessivo sulla Siria, che include le forniture di armi.
Senza una estensione, i singoli Paesi Ue potrebbero decidere di inviare armamenti ai ribelli. Nel Consiglio sono emerse due linee opposte.
Il Regno Unito ha fatto di tutto per rafforzare militarmente l’opposizione e lanciare in questo modo anche un segnale forte al regime di Assad.
L’Austria ha guidato i Paesi contrari a una Ue impegnata a favorire soluzioni militari quando storicamente la sua missione è garantire la pace.
In più, vari governi temono che l`invio di armi in un’area così problematica possa finire per rafforzare anche forze vicine al terrorismo islamico. «E` importante mostrare che siamo preparati a emendare il nostro embargo sulle armi, in modo che il regime di Assad riceva un chiaro segnale per negoziare seriamente», ha affermato il ministro degli Esteri britannico William Hague. «Abbiamo appena ricevuto il premio Nobel per la Pace e penso che sarebbe sbagliato essere intenzionalmente coinvolti in un conflitto con la fornitura di armamenti», ha replicato il ministro degli Esteri austriaco Michael Spindelegger, che ha comunque sollecitato la ricerca di una mediazione per evitare una decadenza dell’attuale embargo a rischio di rivelarsi «fatale» anche dal punto di vista di quanti vorrebbe rafforzare il fronte anti Assad.
Il ministro degli Esteri italiano Emma Bonino ha appoggiato la soluzione di compromesso sostenuta da Spagna e Francia e, soprattutto, l’esigenza di concordare una posizione unitaria. Bonino ha ammesso che si è partiti da posizioni «molto divergenti, per non dire inconciliabili» e ha auspicato l’accordo per «evitare che esplodesse l’Europa e ci fosse una ulteriore vittima istituzionale in questa questione». Il compromesso spazia introno alla cosiddetta «opzione 3» elaborata dal servizio diplomatico Ue. Consentirebbe l’invio di armi con autorizzazioni e verifiche di salvaguardia «caso per caso». Il via libera inizierebbe dopo la conferenza di pace in corso di organizzazione per il mese prossimo su iniziativa di Stati Uniti e Russia. Fabius ha lasciato anticipatamente la riunione a Bruxelles proprio per incontrare a cena a Parigi il segretario di Stato Usa John Kerry e il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov.
La speranza è di mettere di fronte a Ginevra Assad e i ribelli per cercare una soluzione diplomatica. A Bruxelles le trattative sono state interrotte all`ora di cena e aggiornate alle 22 per continuare nella notte.
© 2013 Corriere della Sera. Tutti i diritti riservati