
La conclusione dei periti secondo cui Stefano Cucchi poteva, con le cure adeguate, essere salvato, creano sconcerto, rabbia e incredulità e confermano uno scenario inquietante di omissioni e di responsabilità su cui, spero, la magistratura faccia celermente luce". Lo dichiara in una- nota il Garante dei detenuti del
Lazio Angiolo Marroni commentando le conclusioni dei consulenti incaricati dai magistrati che si occupano
della vicenda del giovane romano deceduto nei mesi scorsi nella struttura protetta dell’ospedale ‘Sandro Pertinì’. "La circostanza che un essere umano sia stato privato del suo diritto ad avere cure mediche adeguate ha aggiunto Marroni - non deve, inoltre, far passare in secondo piano la violenza fisica subita da Cucchi. Spetta ai ‘giudici scrivere la verità definitiva su questa vicenda, accertando le responsabilità dei medici e ricostruendo quanto accaduto nelle convulse ore dell’arresto di Stefano Cucchi, in quelle della detenzione, del processo e delle visite negli ospedali, per capire quando e dove se fu vittima del pestaggio che lo ridusse nelle penose condizioni che tutti conosciamo".
"La Relazione dei medici legali della Procura svela qualcosa che già sapevamo, che Stefano Cucchi non è stato curato come doveva essere fatto ed è morto. Il problema vero pero’, che si sta pericolosamente mettendo in secondo piano, è chi abbia materialmente ‘mandato’ Cucchi all’ospedale dal quale non è più uscito vivo". Lo afferma in una nota il senatore dell’Italia dei valori Stefano Pedica. "La malasanità è un problema gravissimo - continua Pedica - ma ancor più grave è che un ragazzo affidato alle forze dell’ordine venga restituito alla famiglia morto. Se non viene affrontato questo problema, se non si scopre come mai Cucchi è arrivato al carcere di Regina Coeli fratturato e contuso, se non vengono fuori i nomi e cognomi di chi ha ridotto Stefano in quel modo, forse è perchè lo Stato ha paura di scoprire una verità troppo cruda. Come rappresentante delle istituzioni prosegue l’esponente dell’Italia dei Valori mi appello alla magistratura perchè non chiuda un caso che è ancora tutto aperto e continui ad indagare sui fatti accaduti prima dell’arrivo in carcere". "Arrestare la verità alle sole responsabilità dei medici conclude Pedica - sarebbe un affronto alla famiglia Cucchi e a tutti i cittadini che ancora credono nella credibilità della giustizia, perchè il caso Cucchi rappresenta il simbolo di tutte quelle morti che nelle carceri italiane continuano a verificarsi senza colpevoli".
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