
Nei due giorni scorsi il nuovo ministro della Giustizia ha avuto modo di presentarsi, prima alla stampa invitata in via Arenula e poi al Parlamento con l'audizione ieri in commissione giustizia al Senato. Con la nomina dei sottosegretari anche la struttura del ministero si è completata.
Sul tema delle carceri, come più approfonditamente trovate negli articoli di Alessandro Calvi in questo stesso giornale, il ministro non innova rispetto alla precedente gestione del dicastero. Ribadisce la contrarietà all'amnistia e propone un maggior uso delle misure alternative. Si torna a parlare del famoso braccialetto elettronico, un tema che appassiona la stampa che si occupa della materia quasi quanto la scrivania ministeriale di Togliatti, di cui ieri le cronache erano piene. Ma, come della scrivania del Migliore, anche del braccialetto elettronico per ora non c'è traccia. E così delle misure alternative.
Quanto all'amnistia però il ministro Severino non chiude tutte le porte, solo la sua. Quella del Parlamento, dice, resta aperta. Ma una presa di posizione governativa meno negativa sarebbe importante e potrebbe forse avere maggiori chances del passato. Se questo ministro, e questo governo, fossero meno "tecnici" e un po' più politici potrebbero osare di più visto che questo è il primo governo che non ha nella sua maggioranza stabile né la Lega né i dipietristi, ovvero proprio la massa parlamentare che ha sempre bloccato il provvedimento, chiunque governasse.
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