
Da Giorgio Napolitano giungono nuovi richiami all'unità nazionale e ai valori fondanti della Repubblica contenuti nella Costituzione, principi che vanno amati e consolidati, dice. «Spetta a ciascuno di noi, in nome di quegli stessi principi, continuare ad amarla e consolidarla», ha scritto in un messaggio in cui ricorda le vittime delle strage nazista di Marzabotto, il valore della Resistenza per la liberazione dell'Italia occupata ed «i valori e i principi fondamentali cui si ispirarono quanti, sacrificando sé stessi e la propria vita, hanno consegnato alle generazioni successive una Repubblica nuova e libera».
Sono richiami non nuovi. Il presidente della Repubblica li ha fatti altre volte. Ma oggi vengono letti come la continuazione dei discorsi di venerdì e sabato a Napoli, quando ha condannato le tentazioni secessioniste della Lega, ha detto che «il popolo padano non esiste», ha riaffermato l'indissolubilità e l'attualità dell'unità nazionale e ha spiegato che un'Italia divisa non potrebbe stare nel consesso dei grandi paesi europei e tanto meno potrebbe affrontare i gravissimi problemi posti dalla crisi economica. «L'Italia non crescerà se non tutta insieme, dal Nord al Sud, se non metterà a frutto le risorse e le potenzialità della nostra gente», ha detto ieri, più di una volta a Napoli.
E c'è stata probabilmente proprio questa preoccupazione per i possibili danni che produce l'immagine di un paese in cui un partito di governo parla di rompere l'unità nazionale all'origine della decisione di esprimere ora, e con espressioni così dure e determinate, quella condanna delle suggestioni secessionistiche. Come si fa a realizzare il grande sforzo necessario per affrontare la crisi, se non c'è coesione nazionale?, ha chiesto più volte Napolitano. E come si fa a convincere i mercati e gli interlocutori internazionali a dare fiducia, a fare credito all'Italia se allo stesso tempo si dà l'idea che una parte dell'Italia vuole mettersi in proprio? Queste le preoccupazioni che hanno spinto Napolitano a dire a chiare lettere e in pubblico ciò che aveva già spiegato agli esponenti leghisti: che sul federalismo fiscale è un loro convinto sostenitore, ma con la secessione non si scherza.
Il capo dello Stato oggi ha anche riaffermato l'importanza di diffondere la cultura della legalità e ha dato atto alla Guardia di Finanza di concorrere ad afferrare «la cultura della legalità e il ripudio di ogni forma di sopraffazione e di violenza». Inoltre, nella giornata dedicata ai nonni e alle nonne d'Italia, con l'orgoglio di appartenere alla categoria, ha sottolineato «il loro insostituibile ruolo nella vita familiare» e ha chiesto alle istituzioni e alla collettività di difendere i loro diritti e la loro dignità anche nella delicata fase della vita sociale del paese.
Dagli schermi di Rainews, Marco Pannella, intanto, si rivolge al presidente Giorgio Napolitano per un nuovo intervento pro amnistia: «Tu come garante - ha detto Pannella dando confidenzialmente del tu al presidente della Repubblica - devi indicarmi, magari in privato, se c'è una proposta qualsiasi alternativa alla velocità e alla radicalità dell'amnistia». Secondo il leader Radicale, l'amnistia era ed è tuttora il primo provvedimento in materia di giustizia, quello che può fare da traino a ogni altra misura.
Dal leader radicale infine, arriva un attestato di solidarietà nei confronti della situazione in cui versa Rainews: 'Siete efficienti e i dati lo dimostrano ha detto Pannella -. Ma voi siete un po' come noi: abbiamo fatto qualcosa di utile per il Paese e veniamo puniti».
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