
Altra giornata ad alta tensione in Egitto. I Fratelli Musulmani hanno fatto sentire anche ieri nella capitale la loro voce dando vita a manifestazioni di protesta. Nonostante l’annuncio della cancellazione dei cortei, i sostenitori del deposto presidente Morsi hanno marciato verso la sede della Corte Costituzionale provenienti da Helwan, Giza e Doqqi. L’edificio della Corte è stato circondato da mezzi dell’Esercito e da numerosi soldati. Tanta gente anche in piazza Roxy, a Heliopolis. Nessun incidente grave. In serata, però, in un contesto diverso, l’ennesima strage: 38 Fratelli Musulmani sono stati uccisi mentre tentavano di fuggire da una prigione. Gli uomini sono morti dopo aver preso un poliziotto in ostaggio mentre venivano trasferiti su un veicolo delle forze di sicurezza verso la prigione di Abo Zaabal, a nord del Cairo. Gli arresti erano avvenuti durante lo sgombero della moschea di Al-Fatah, in piazza Ramses, nella capitale. Intanto è stato accertato che durante gli scontri di sabato in tutto l’Egitto sono morte 79 persone. A queste si aggiungono i 173 decessi di venerdì. Le vittime sono (ufficialmente) 830. Trecento 300 i funzionari dei Fratelli Musulmani arrestati in una serie di perquisizioni effettuate ieri mattina dalle autorità egiziane. Ad Alessandria perquisite le case di 34 funzionari ed ex deputati. Tra le persone colpite anche Medhat el-Haddad, fratello di Essam el-Haddad, consigliere dell’ex presidente Mohammed Morsi. In diverse città della provincia di Assiut, a 320 chilometri a sud del Cairo, sono stati fermati 163 membri della Fratellanza, accusati di istigazione alla violenza e di aver orchestrato attacchi contro stazioni di polizia e chiese. A Suez nove arresti di persone riprese ad attaccare veicoli dell’Esercito. A Luxor detenuti oltre 20 funzionari di alto livello dei Fratelli Musulmani. Un agente delle forze di sicurezza e un presunto membro del gruppo islamista radicale Al Jihad sono morti in un attacco nel nord del Paese. Ad aprire il fuoco contro un convoglio della polizia a Hehia, nella provincia di al Sharquiya, erano stati i miliziani diAl Jihadi. Retata della polizia seguita da una sparatoria durante la quale sono morti il poliziotto e il miliziano. Si moltiplicano nel frattempo gli interventi diplomatici. Il segreta- rio generale dell’Onu Ban Ki-Moon si è detto allarmato per l’eccessivo uso della forza contro le proteste islamiste per la destituzione del presidente Morsi. «Condanna con forza gli attacchi alle chiese, agli ospedali e ad altre strutture, che trova inaccettabili» - ha affermato il suo portavoce.
L’Unione Europea riesaminerà le relazioni diplomatiche con l’Egitto. Lo hanno annunciato il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy e il presidente della Commissione europea Josè Manuel Barroso, chiedendo alle autorità egiziane di evitare escalation di violenza nel Paese. L’Ue, insieme agli Stati membri, rivedrà le relazioni con l’Egitto nei prossimi giorni: «È fondamentale che le violenze cessino immediatamente, non c’è alternativa al dialogo». L’uomo forte dell’Egitto, il generale Ab del Fatah Al-Sissi, ha difeso le misure, definite «trasparenti», intraprese per imporre l’ordine. Per la prima volta dall’inizio della feroce repressione contro gli islamisti, il capo delle Forze Armate sí è rivolto ai Fratelli Musulmani: «Non staremo in silenzio a guardare la distruzione del Paese e la gente che dà fuoco alla nazione e terrorizzai cittadini. L’Esercito non vuole prendere il potere ma ha l’onore di proteggere il volere del popolo. Qui c’è spazio per tutti». Ieri pomeriggio Mohamed El Baradei ha lasciato l’Egitto ed è partito alla volta di Vienna. L’ex vicepresidente egiziano si era dimesso in segno di protesta contro la repressione dei militari.
«Mettere al bando i Fratelli Musulmani porta al terrorismo e potrebbero esserci rischi anche in Europa». Così il ministro degli Esteri Emma Bonino ha commentato la proposta del governo egiziano che sta valutando se ci sono gli estremi giuridici per lo scioglimento della Fratellanza, tornata nella legalità nel 2011 dopo 57 anni in seguito alla caduta di Hosni Mubarak. L’Egitto rivedrà il settore di aiuti finanziari dall’estero. Ad annunciare l’iniziativa, che ha in particolare l’obiettivo di verificare le relazioni con Washington, è stato il capo della diplomazia del Cairo, Nabil Fahmi. Ed è subito polemica: «Se gli Usa non tagliano gli aiuti militari all’Egitto, pari a 1,3 miliardi di dollari all’anno - sostiene John McCain, ex sfidante di Obama e senatore repubblicano - perdono credibilità». Sulla vicenda ha preso posizione anche il presidente del Consiglio Enrico Letta al Meeting di Cl a Rimini : «Non possiamo stare fermi rispetto a quanto sta accadendo. È il dramma dei nostri giorni. Si vedono quelle immagini e si discute di turisti in vacanza».
© 2013 Il Tempo. Tutti i diritti riservati