
12/10/10
La Gazzetta del Mezzogiorno
La telefonata è arrivata nel primo pomeriggio, dopo una mattinata concitata di consultazioni con Roma e tra gli organismi territoriali dell'Inps di Bari., «Pronto, sono il direttore della sede Inps: volevo chiedere scusa alla signora Maria Elena». Francesco Miscioscia è il firmatario della lettera che ha fatto indignare la signora Maria Elena Barile, una donna barese di 46 anni affetta da sclerosi multipla, immobilizzata braccia e gambe dalla malattia, costretta alla sedia a rotelle da undici anni e perciò titolare di pensione sociale. Un contributo pubblico di 250 euro più 470 di indennità di accompagnamento, praticamente solo un terzo di quanto spende per essere assistita da tre badanti che si alternano giorno e notte.
Maria Elena è una dei 200mila titolari di pensione di invalidità civile scelti a campione per le verifiche disposte dal ministero nella campagna contro i falsi invalidi. All'improvviso, dopo undici anni, l'Inps chiede entro 15 giorni tutta la documentazione probante la sua invalidità, pena la sospensione del sussidio. E lo ha fatto con una lettera scritta in burocratese e in termini ultimativi, come se le cause invalidanti fossero tutte uguali e i beneficiari di pensione fossero tutti - in quanto tali - dei potenziali truffatori dello Stato. Perciò Maria Elena è insorta: «Mi sento offesa. Sono stata oltraggiata». Insomma: oltre il danno della malattia, la beffa della burocrazia.
LE SCUSE DELL'INPS -Il direttore della sede di Bari ha affidato a un documento formale le giustificazioni dell'Istituto. Riconosce i disagi arrecati, ma precisa che l'ente non può fare diversamente. «L'Inps - sottolinea Miscioscia - non possiede la documentazione medica riguardante la signora, in quanto purtroppo in molti casi le Asl non forniscono i fascicoli sanitari, pur regolarmente richiesti, contenenti certificazioni ed esami diagnostici attestanti lo stato invalidante dei beneficiari di prestazioni di invalidità civile inclusi nel programma di verifiche straordinarie».
Morale: due enti pubblici - la Asl e l'Inps - non dialogano tra loro, e l'utente è tenuto a sopperire alle disfunzioni della burocrazia. Il direttore della sede Inps di Bari precisa ancora: «Questa attività di verifica dell'invalidità civile, che pur svolgendosi con ogni cautela possibile arreca talvolta fastidi e disagi a persone affette da patologie anche gravi, è finalizzata ad individuare soggetti che non abbiano mai avuto diritto alle prestazioni e si pone in un'ottica di tutela di coloro che hanno pienamente diritto alle prestazioni di invalidità civile». Come dire: scusate il fastidio, ma stiamo lavorando per voi...
INVALIDI I N PROCESSIONE -Le verifiche vanno concluse entro fine anno, e in questi giorni negli uffici dell'Inps è un pellegrinaggio continuo di titolari di pensione convocati per la visita medica di controllo quando la documentazione prodotta è insufficiente. In tanti arrivano sulla sedia a rotelle, altri direttamente con l'ambulanza. Il medico legale, Onofrio De Lucia, si precipita a precisare: «Qui il rispetto per i pazienti è altissimo: chi arriva sulla sedia a rotelle ha la precedenza, e io vado subito giù per visitare chi viene accompagnato in lettiga».
Le visite domiciliari? Sarebbero talvolta possibili, ma vanno richieste e motivate dal medico di base. L'anno scorso la pensione non è stata confermata nel 15 % dei casi verificati: erano furti invalidi. Perché ci sono patologie suscettibili di miglioramento, ma anche situazioni certificate all'origine con superficialità: così dice l'Inps. Nel caso di Maria Elena, la situazione purtroppo è diametralmente opposta, perché le lesioni degenerative sono progressive nel tempo. A Maria Elena è giunta anche la solidarietà di Giuseppe Ruscigno, presidente del Comitato provinciale Inps, cioé l'organo politico dell'Istituto.
«La responsabilità di questa situazione non è dell'Inps - precisa - È il governo che ha deciso di fare così: le lettere le spediscono da Roma». Tutto chiarito? Sotto il profilo formale sembra di sì, ma non basta. Perché l'Inps insiste: Maria Elena, anche se è grave, ce lo dimostri con la documentazione sanitaria in suo possesso. E suo marito, per lei, replica: se volete, venite pure a casa a visitarla, perché i nostri guai sono già tanti per star dietro pure alle vostre carte.
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