
La battaglia per il controllo di Aleppo, che potrebbe davvero decidere il destino della Siria, ha segnato ieri un punto a favore dei ribelli anti-regime. Per la prima volta hanno occupato alcune zone del centro storico. E soprattutto hanno bombardato l'aeroporto militare da dove decollano gli elicotteri e i caccia delle truppe di Assad che attaccano la città, dopo essere riusciti a impadronirsi di quattro carri armati governativi.
Aleppo, cuore economico del Paese, è completamente isolata: sono stati tagliati i servizi di telefonia mobile e internet, e neppure le linee a terra funzionano. Un oscuramento che, secondo schemi militari tradizionali, potrebbe essere il preludio di una offensiva su vasta scala delle forze regolari.
Sono oltre 200mila le persone che hanno lasciato nelle ultime settimane una città ormai allo stremo, ha riferito l'Onu. Nella capitale continuano violenti scontri, ieri in particolare nel quartiere di Tadamun, mitragliato dagli elicotteri da combattimento, con morti militari e civili. Stando agli attivisti dell'Osservatorio siriano per i diritti umani, è di almeno 43 civili uccisi il bilancio di un'incursione delle forze lealiste a Jdaidet Artouz, località della provincia occidentale di Rif Dimashq, a una ventina di chilometri dal centro di Damasco: i soldati hanno arrestato un un centinaio di giovani, poi portati in una scuola e torturati. I cadaveri, probabilmente anche più numerosi, sono stati sepolti in una fossa comune.
Sul fronte dell'emergenza umanitaria generata dal conflitto, la Fao ieri ha lanciato l'allarme: 1,5 milioni di siriani «hanno bisogno immediato di cibo per i prossimi 3-6 mesi, specialmente nelle zone interessate dagli scontri». Tre milioni di persone sono in estrema difficoltà con la coltivazione delle terre e l'allevamento del bestiame in un Paese dove la rivolta è scoppiata nel marzo del 2011 e si è progressivamente inasprita. «Se non si fornisce un'assistenza tempestiva, il sistema di sostentamento di questo popolo vulnerabile potrebbe collassare in pochi mesi», ha avvertito Abdulla BinYehia, rappresentante della Fao in Siria.
L'amministrazione americana ha approvato ieri un piano di aiuti umanitari di 12 milioni di dollari. I nuovi fondi portano il contributo Usa a un totale di 76 milioni.
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