
Sicurezza rafforzata ai seggi elettorali, più uomini a tutela degli obiettivi sensibili come le caserme, le sedi di partito e i centri di identificazione ed espulsione per gli immigrati clandestini. Dopo il pacco bomba indirizzato alla Lega scoppiato sabato tra le piani di un postino e il quarto proiettile in un mese spedito al premier Silvio Berlusconi, la parola d’ordine a Milano è: mantenere alta la guardia. Come avverte il capo della Digos Bruno Megale, altri plichi esplosivi potrebbero essere in circolazione o essere in procinto di essere spediti, chi vuole colpire ha tutto l’interesse a farlo durante le elezioni quando la visibilità del gesto è massima. Ma l’allerta non cesserà a votazioni concluse perché, mettono in guardia gli 007, gli ultimi attacchi della Federazione anarchica informale hanno segnato la conclusione di un periodo
di «prolungata stasi» e si temono nuovi attentati.
Le indagini seguono il filo rosso che unisce le ultime azioni criminose firmate dalla Fai: a dicembre il rudimentale ordigno fatto saltare all’università Bocconi, a maggio le scritte contro íl commissario Calabresi su alcuni muri di Torino, due giorni fa il portafogli esplosivo destinato alla sede milanese della Lega.
Gli esami scientifici sulla busta gialla formato A4 e sul portafogli contenente l’innesco hanno già dato un primo responso: il materiale utilizzato è polvere pirica, non ci sarebbero tracce di esplosivo. Un risultato che conferma l’immediata valutazione degli inquirenti, ovvero che l’esplosione di cui è stato vittima l’addetto allo smistamento Pietro De Simone era a carattere deflagrante più che detonante. La polvere verrà quindi comparata con quella che a metà dicembre il gruppo anarco-insurrezionalista inviò a Gradisca d’Isonzo, precedente importante anche per la verifica del timbro postale. Quello del plico di Milano tuttavia deve essere ricostruito, dato che la fiammata l’ha parzialmente bruciato. La scientifica inoltre incrocerà le eventuali impronte, a caccia di ogni analogia possibile con l’attentato alla Bocconi perfettamente sovrapponibile per sigla di rivendicazione e intenti di lotta. "Eat the rich", mangia il ricco. Il volantino lasciato all’università era preciso ed esaustivo su intenti e obiettivi: «Non coltiviamo eroismi, con questa nostra prima azione condividiamo semplicemente i rischi che sorelle e fratelli migranti vivono quotidianamente sulla loro pelle.
Che la paura cambi segno, siano ricchi e potenti a tremare, noi a ballare». Non ci sono nomi di politici, ma una minaccia finale: «Chiudere subito i centri di identificazione ed espulsione o inizierà a scorrere il sangue dei padroni». Tre mesi dopo la Fai è tornata a colpire. Nel frattempo le forze di polizia specializzate, cioè la Digos e il Nucleo informativo dei carabinieri, hanno alzato il livello di attenzione e i controlli sulle organizzazioni anarchiche, comprese quelle zone grigie del mondo antagonista milanese sospettato di essere il lato emerso del Fai e lo strumento attraverso il quale reclutare proseliti. Il procuratore aggiunto Armando Spataro ha affidato l’inchiesta al pm Massimo Meroni del pool antiterrorismo, lo stesso magistrato che si occupa della bomba alla Bocconi. Il nuovo fascicolo è stato aperto con l’ipotesi di reato di terrorismo con ordigni micidiali o esplosivi, previsto dall’articolo 280 bis del codice penale. Intanto arrivano dal Centro nazionale di riferimento per l’antrace di Foggia i primi risultati non ufficiali sulla polvere grigiastra inviata venerdì alla residenza di Arcore del premier. Si tratterebbe di una sostanza del tutto innocua e gli investigatori ritengono probabile siano proprio i resti di una pagina di giornale bruciata che lo squilibrato che l’ha inviata ha detto di aver inserito nella busta. Peggio invece è andata al postino Pietro De Simone, che dopo una notte insonne continua a rivivere il drammatico momento dello scoppio. Dalla Lega Nord è arrivata una telefonata di solidarietà
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