
20/10/09
Il Riformista
Un vecchio detto poco chic (mi pare romano) si adatta perfettamente agli abitanti del mondo politico: «Il più pulito ha la rogna». Certo, questo è linguaggio da qualunquisti, ma converrete che è sempre più difficile non esserlo. Ne è prova quel che è successo per il tormentoso e tormentato iter della legge sulle tv, le quali da quattordici anni si sbranano per vivere e vivono per sbranarsi in assenza di una qualsiasi norma civile che quantomeno vieti il cannibalismo. Diconsi quattordici anni. Durante i quali la Rai ha mantenuto gli antichi privilegi (canone, diretta, deficit ripianati dallo Stato) e la Fininvest ne ha scippati vari per sé, complici i partiti: la Dc, il Pri, il Psdi, il Pli e il Pci con la loro stolida inerzia; e il Psi col suo attivismo furfantesco, cui si deve tra l’altro la perla denominata “decreto Berlusconi”, cioè la scappatoia che consente all’intestatario di fare provvisoriamente i propri comodi in attesa che possa farseli definitivamente.
Decreto elaborato in fretta e furia nel 1984 ad opera di Craxi in persona, decreto in sospetta posizione di fuori gioco costituzionale, decreto che perfino in una repubblica delle banane avrebbe suscitato scandalo e sarebbe stato cancellato dalla magistratura in un soprassalto di dignità, e che invece in Italia è spudoratamente ancora in vigore senza che i suoi genitori siano morti suicidi per la vergogna. Niente. Non soltanto non sono morti, ma sono ancora lì, in piena salute, a far danni alla collettività, col pretesto di curarne gli interessi. Interessi che sarebbero gli stessi, secondo loro, del dottor Silvio di Milano due, il quale pretende tre emittenti, pubblicità pressoché illimitata, la Mondadori, un quotidiano e alcuni periodici. Poca roba. Perché non dargli anche un paio di stazioni radiofoniche, il Bollettino dei naviganti e la Gazzetta Ufficiale, così almeno le leggi se le fa sul bancone della tipografia?
(dall’Europeo dell’11 agosto 1990)
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