
Dopo aver esitato a lungo sul piano di soccorso della Grecia la Germania è pronta ora a togliere il piede dal freno, ma ribadisce che darà il suo via libera agli aiuti soltanto se Atene accetterà un ampio programma di risanamento.
Al termine di una girandola di incontri a Berlino la cancelliera Angela Merkel ha chiesto ieri di «accelerare» le trattative in corso tra il Fondo monetario internazionale, la Commissione europea e il governo greco. «Spero che i negoziati vengano conclusi nei prossimi giorni» e «credo che possano essere portati a termine in modo positivo» ha spiegato Frau Merkel.
Un’apertura arrivata dopo giorni di pressing internazionale sul governo tedesco e dopo che ieri a Berlino il numero uno della Banca centrale europea, Jean-Claude Trichet, ha invitato la Germania a prendere una decisione «in fretta» e il direttore generale dei Fondo monetario, Dominique StraussKahn, ha ricordato che «abbiamo bisogno di agire rapidamente, perché la situazione è seria, non solo per la Grecia, ma per l’intera Eurozona e per la sua stabilità». Un invito che Berlino sembra voler accogliere: il ministro delle Finanze Wolfgang Schàuble ha assicurato che la Germania non intende lasciar cadere la Grecia e ha annunciato che il governo federale potrebbe approvare già lunedì il progetto di legge sugli aiuti, che dovrebbe poi essere discusso dai due rami del parlamento con una procedura accelerata. Il sì definitivo, tuttavia, non dovrebbe arrivare prima del 7 maggio, in tempo, comunque, per la Grecia per finanziare un bond da circa 9 miliardi (il termine scade il 19 maggio).
Sui mercati, intanto, il tira e molla sul piano di intervento continua a lasciare i suoi segni: ieri i principali listini di borsa hanno chiuso ancora una volta al ribasso. E proprio sul finire della giornata sulle Borse si è abbattuta la notizia che, un giorno dopo aver declassato il Portogallo e la Grecia, l’agenzia Standard & Poor’s ha tagliato anche il rating della Spagna, portandolo da AA+ a AA sull’onda delle preoccupazioni sulle prospettive di crescita del Paese.
Una notizia che ha portato l’euro a toccare quota 1,31 dollari, scendendo così ai minimi da un anno. Non si può permettere che nel caso della Grecia si arrivi a una situazione simile a quella vissuta col fallimento della Lehman Brothers, mette in chiaro Frau Merkel, che però non cede sulle sue richieste: «Non ci sottrarremo alle nostre responsabilità, ma la precondizione per gli aiuti è che la Grecia accetti un ambizioso programma di risparmi. La Germania farà la sua parte, ma anche la Grecia deve fare la sua». Parole, queste, indirizzate più che altro all’ opinione pubblica nazionale: secondo un sondaggio condotto
dall’istituto Allensbach per la Frankfurter Allgemeine Zeitung i tedeschi che hanno fiducia nell’euro sono scesi in un anno dal 44% al 32%, mentre appena il 16% appoggia la concessione dì aiuti ad Atene. Una percentuale che non sarà di certo salita dopo il balletto di numeri andato in scena negli stessi minuti in cui Merkel e il suo ministro delle Finanze Schàuble incontravano Strauss-Kahn e Trichet.
La Grecia avrà bisogno non solo di 45 miliardi di euro (30 dalla Ue e 15 dal Fmi), bensì di 100-120 miliardi in tre anni, rivelava il capogruppo dei Verdi tedeschi al Bundestag Jurgen Trittin al termine di un colloquio con Strauss-Kahn e Trichet. Di più: serviranno aiuti fino a 135 miliardi entro la fine del 2012, rilanciava dal Brasile il ministro dell’Economia tedesco Rainer Briiderle. Cifre che né Strauss-Kahn, né Merkel hanno commentato e che rischiano di rivelarsi un pesante boomerang sul piano interno per la cancelliera, visto che la discussione arriva alla vigilia delle importanti elezioni regionali del 9 maggio in Nordreno-Vestfalia.
Il conto per la sola Germania potrebbe arrivare infatti fino a 25 miliardi di euro (finora si parlava di 8,4 miliardi per il primo anno.
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