
È una delle immagini più scioccanti de «Il cacciatore di aquiloni». Il grande, spettrale, stadio di Kabul. La gente sugli spalti. La donna trascinata al centro. Legata. E poi i colpi delle pietre lanciate dagli uomini barbuti. Fino a quello di grazia. La lapidazione delle adultere, simbolo del nuovo medioevo islamista. Nell’Afghanistan dei taleban era la norma. Oggi ci sono un presidente e un governo sostenuti dall’Occidente a colpi di aiuti miliardari e centinaia di migliaia di soldati. La lapidazione delle adultere è stata abolita, come il divieto di mandare a scuola le bambine, ascoltare musica, radersi, giocare a pallone e far volare gli aquiloni.
Hamid Karzai, uomo del sud, pashtun, businessman con solidi legami con gli Stati Uniti è però a fine corsa. E comincia a sbandare. Le trattative con Washington sulla presenza militare dopo il 2014 vanno malissimo, sono praticamente sabotate. L’ultima sbandata però è proprio brutta. Ed è la notizia che sulla scrivania presidenziale giace una proposta di legge, in 28 articoli, per reintrodurre la lapidazione. testo spiega in quali occasioni potrà essere applicata, sulla base di quali prove, in quali luoghi potrà essere eseguita, quando, e altri particolari. Tutto pronto, manca la firma presidenziale. Che è stata ritardata dall’intervento di una ministra britannica, Justine Greening, alla guida dello Sviluppo internazionale, in missione a Kabul per promuovere la lotta contro la violenza alle donne. Il testo, in base agli accordi internazionali che tengono in piedi il potere di Karzai, deve però passare al vaglio di una commissione mista, con esperti anche britannici e presidenziali, prima di poter avere il via libera.
Ma in un Afghanistan nulla è sicuro, tanto meno la lealtà di Karzai verso gli alleati. «È un testo finito e rifinito - commenta Heather Barr, di Human Rights Watcht. Ha richiesto molto lavoro, è al di sopra degli standard afghani». Insomma, opera di qualcuno molto in alto. In un Paese dove abbondano ancora le esecuzioni fai-da-te in famiglia, quegli articoli cesellati assomigliano sempre più alla pietra tombale sui diritti umani.
© 2013 La Stampa. Tutti i diritti riservati