
11/11/10
L’Unità
E adesso vallo a spiegare all’«amico Muammar», al «grande statista dotato di equilibrio e moderazione», al Colonnello munifico e omaggiato dal Cavaliere, vallo a spiegare al Raìs libico che il Governo italiano da ieri viene impegnato dal Parlamento «a sollecitare con forza le autorità di Tripoli affinché ratifichino la Convenzione Onu sui rifugiati e riparino l’ufficio dell’Unhcr a Tripoli quale premesse per continuare le politiche dei respingimenti dei migranti in Libia». La «patata bollente» è finita nelle mani del titolare della Farnesina, Franco Frattini. L’emendamento del radicale del Pd Matteo Mecacci, passato con 274 sì contro 261 no, incide sul Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione Italia-Libia, sottoscritto nell’agosto 2008 da Berlusconi e Gheddafi.
Il giorno dopo, il nervosismo del ministro degli Esteri non è scemato. Quel triplice schiaffo sulla Libia è anche una sua sconfitta personale. Frattini aveva provato a convincere i deputati di Futuro e Libertà: «L’Ue ha parlato chiaro con un accordo sottoscritto da due commissari con due ministri libici - aveva argomentato il titolare della Farnesina -. Se non usiamo le parole di quell’accordo rompendo la collaborazione Ue in materia migratoria apriamo le porte a tutti quelli che vogliono entrare liberamente in Italia». Il risultato della sua perorazione è stato nullo. Ed ora quel vincolo parlamentare deve essere tradotto in azione diplomatica. Nonostante le sollecitazioni delle più importanti organizzazioni per i diritti umani, la Libia non ha ancora sottoscritto la Convenzione Onu sui rifugiati del 1951, il testo base che garantisce il rispetto dei diritti umani e la tutela di chi è costretto a fuggire dal proprio Paese. L’art. 33 parla del divieto di respingimento. Cosa pensi di questo problema, Gheddafi lo ha chiarito l’11 giugno 2009 a Roma, in una conferenza stampa tenuta assieme a Silvio Berlusconi: «L’asilo politico? Una menzogna diffusa - tuonò il Colonnello Chiedono asilo politico? Gli africani non ne hanno bisogno, è gente che vive nella foresta o nel deserto». E ancora: «Se dovessimo ascoltate Amnesty International potrebbero muoversi e vi trovereste tutta l’Africa in Europa...». Il tutto sotto lo sguardo compiaciuto del Cavaliere. Il generale di brigata Mohamed Bashir Al Shabbani, direttore dell’ufficio immigrazione, ha dichiarato ad Human Rights Watch che «non ci sono rifugiati in Libia. Ci sono individui che si intrufolano illegalmente nel Paese e non possono essere descritti come rifugiati. Chiunque entri nel Paese senza documenti e permessi formali viene arrestato». Quando Human Rights Watch ha chiesto ad Al Shabbani come facesse a sapere che nessuno di essi fosse un rifugiato, o se tra di essi potessero trovarsi uno o due rifugiati, e come potesse distinguerli dagli altri, ha risposto: «Non mi sono mai trovato di fronte ad una simile eventualità».
L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati ha «appreso con favore che il tema relativo alla tutela dei diritti dei richiedenti asilo in Libia abbia ottenuto la maggioranza dei voti in Aula alla Camera». Lo afferma Laura Boldrini, portavoce dell’Unhcr. «Riteniamo altresì importante - aggiunge - che vi sia stato il riconoscimento da parte del Parlamento del ruolo dell’Unhcr in Libia e sia stato quindi richiesto al Governo di agire a livello bilaterale e internazionale affinché l’ufficio dell’Alto commissariato a Tripoli possa riprendere a lavorare senza le attuali limitazioni». Secondo Boldrini è anche «rilevante che sia stato chiesto al Governo di sollecitare la Libia a firmare la convenzione di Ginevra sui rifugiati del 1951». «Va comunque ribadito - conclude la portavoce dell’Unhcr - che tali presupposti non possono essere considerati sufficienti a legittimare la politica dei respingimenti indiscriminati in alto mare, poiché questa impedisce a chi ne ha diritto di poter accedere alla procedura d’asilo nel territorio italiano». «Sono contento dell’esito del voto di ieri (martedì, ndr) alla Camera sui rapporti tra Italia e Libia», le fa eco il vescovo di Mazara del Vallo e componente della commissione episcopale per l’immigrazione, mons. Domenico Mogavero, a margine dell’assemblea generale della Cei. «Io sto dalla parte di chi chiede la rinegoziazione del patto italo-libico, il rispetto dei diritti umani», precisa il vescovo. «Mi ritrovo con il portavoce dell’Unhcr Laura Boldrini, che su questa battaglia si sta giocando la faccia».
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