
Gianni Pennacchi - giornalista politico fuori dai cliché, scanzonato e anticonformista come pochi altri - è morto ieri per le conseguenze di uno sfortunato incidente capitatogli in casa, mentre cercava di tirar fuori da un soppalco un albero di Natale da allestire per le figlie. Da trent’anni, per la sua schiettezza, Pennacchi era personaggio unico nel vanitoso mondo politico-giornalistico romano e anche per questo la sua scomparsa ha prodotto una commozione con commenti insolitamente sinceri tra i politici di tutte le trincee, da Fini a Schifani, da D’Alema a Bonaiuti. Personaggi che Pennacchi accostava con approcci inimitabili: «A’ Preside’, mica ce’ vorrai far credere che...».
Nato a Latina sessantaquattro anni fa, primo di tre fratelli, l’economista Laura e lo scrittore Antonio, autore di un libro che aveva ispirato il film «Mio fratello è figlio unico». Riccardo Scamarcio aveva interpretato il giovane Gianni, che successivamente aveva commentato: «Simpatico mio fratello, mi ha fatto morire ammazzato!». Dal 1979 a «Stampa sera», poi a «La Stampa», nel 1991 Pennacchi si trasferisce all'«Indipendente», nella versione british di Ricky Levi e infine al «Giornale»: esperienze di segno molto diverso, ma nelle quali Pennacchi non aveva smarrito l’originario spirito libertario della militanza nella Federazione giovanile socialista.
Nei politici detestava l'ipocrisia ed apprezzava invece il fattore umano (di qui l'affetto per Clemente Mastella) e anche la schiettezza energica in personaggi come Pannella, Berlusconi, Parisi. O come Bettino Craxi, del quale raccontò gli ultimi anni di vita in un libro scritto con il figlio Bobo. O come Massimo D'Alema, al quale fece uno scherzo delizioso. Era l'agosto del 2004, D'Alema era stato appena eletto nell'Europarlamento dove, senza tanta pubblicità, aveva deciso di far parte della Commissione Agricoltura e pesca. L’ex premier era atteso alla festa dell’Uduer di Telese e Pennacchi si inventò un fantomatico provvedimento sulla salvaguardia dei pesci di determinate dimensioni e, davanti ad una selva di telecamere, chiese all'ex premier: «Lei che fa parte della Commissione Pesca, cosa ne pensa del provvedimento....». D'Alema restà interdetto per qualche attimo, capì e rispose: «Pennacchi, non cresci mai...».
Era infatti un eterno ragazzo Gianni Pennacchi, sempre pieno di attenzioni per la moglie Anna e per la figlia Barbara. Alla fine, in un commovente contrappasso, gli è stato fatale uno slancio da giovane papà: sulla scala da cui è caduto, era salito per preparare il Natale della piccola Larissa, una bambina russa adottata, di cui era innamorato.
© 2009 Radicali italiani. Tutti i diritti riservati