
Diritto all’assistenza legale da subito, a comunicare con la propria famiglia in caso di arresto e, se in un altro paese Ue, a comunicare con il proprio consolato e a ricevere visite. Questi gli standard comuni che, con l’ok definitivo dato dall’Europarlamento a Strasburgo, diventeranno presto realtà in tutti e 28 paesi Ue. Finora non esisteva un diritto armonizzato a livello europeo in materia, ma condizioni variabili a seconda dei paesi. «I cittadini Ue hanno il diritto a un processo equo, qualunque sia la loro nazionalità e ovunque si trovino nell’Unione», ha dichiarato soddisfatta la commissaria Ue alla giustizia Viviane Reding, promotrice della proposta ora di fatto quasi legislazione (dovrà ancora arrivare l’ok pro-forma del Consiglio e poi la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Ue).
Il testo, su cui era stata trovata l’intesa tra le istituzioni Ue a fine maggio, è stato approvato a larghissima maggioranza dall’Europarlamento, con 661 voti favorevoli, 29 contrari and 8 astensioni. Questo fa seguito a due altre direttive Ue in materia, con cui è stato garantito il diritto alla traduzione, all’interpretazione e all’informazione durante i procedimenti legali. Ora «conto sui ministri nazionali - ha avvertito Reding perché facciano la loro parte per assicurare che questa legge diventi rapidamente realtà nella pratica».
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