
Un solo giorno dalla sua elezione e già il neo governatore del Piemonte Roberto Cota scatena una polemica politica sul tema della pillola abortiva. In un’intervista su Canale 5, il nuovo presidente dice che le confezioni di Ru486 in arrivo negli ospedali piemontesi possono anche restare sigillate nei magazzini e non essere mai utilizzate. E spiega: «Io sono per la difesa della vita e penso che la pillola abortiva debba essere regolamentata quanto meno in regime di ricovero. Credo poi che sia indispensabile l’ingresso delle associazioni pro vita all’interno degli ospedali. Le donne devono essere aiutate a non scegliere l’aborto e farò il possibile perché questo non accada, ovviamente nel rispetto della legge che certo non violerò».
Ampia autonomia per le regioni per stabilire tempi e modalità ma non hanno potere di impedire l’erogazione della pillola come di qualsiasi altro farmaco, è la replica immediata dell’Aifa, l’Agenzia italiana per il farmaco. Lo spiega il direttore generale Guido Rasi: «Potrebbero forse ritardare l’erogazione ma dovranno renderne conto».
Una campagna annunciata quella del leader del Carroccio contro la pillola abortiva. A inizio febbraio, prima Regione in Italia a pronunciarsi sull’eterno problema dell’assunzione in ricovero o day hospital, la commissione regionale nominata dall’assessorato alla sanità della giunta Bresso aveva deciso che toccava alle donne e al medico decidere: ricovero o day hospital senza obblighi. Pochi giorni dopo però si era però espresso il Consiglio superiore di Sanità indicando l’obbligatorietà del ricovero e Mercedes Bresso aveva risposto che avrebbe rispettato le indicazioni nazionali. Le parole di Cota vengono bollate come stupidaggini dal neo presidente della Toscana, il democratico Enrico Rossi: «Parole forse dettate dalla sua inesperienza in tema di politica sanitaria. In Italia è garantita la libertà terapeutica, un ambito che riguarda solo il medico, il paziente e il loro rapporto. Tutto il resto sono chiacchiere inutili».
A indicare al neo presidente del Piemonte un metodo per realizzare il suo obiettivo interviene però il sottosegretario alla salute Eugenia Roccella: «Nonostante l’Alfa abbia autorizzato l’immissione in commercio a livello nazionale della pillola abortiva Ru486, i presidenti della Regioni potrebbero rallentare o anche impedire che il farmaco arrivi negli ospedali non facendolo introdurre nel prontuario farmaceutico».
Dura la replica di LiviaTurco, capogruppo Pd a Montecitorio: «Il sottosegretario Roccella passa il tempo ad accanirsi contro laRu486. Se turba così tanto la sua coscienza l’introduzione in Italia della pillola farebbe bene a dimettersi». La prima promessa non mantenuta di Cota, attacca il ginecologo radicale Silvio Viale: «In campagna elettorale Cota si è ben guardato dal dire che avrebbe bloccato la Ru, parlando solo di ricovero obbligatorio. La mia linea guida è una sola, la legge 194». Quale sia la strada scelta da Cota per frenare l’arrivo della Ru486 non è dunque chiaro. Parla però l’oncologo Claudio Zanon, fra l’altro membro del Consiglio superiore di Sanità, che per il Pdl ha seguito da supporter e consigliere sanitario tutta la campagna del candidato del Carroccio. Zanon dice che suggerirà al presidente e al nuovo assessore alla sanità di far firmare alle donne un consenso «molto articolato che sottolinei i rischi dell’aborto farmacologico».
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