
I Radicali ci riprovano. Referendum per eliminare i rimborsi elettorali, forma surrettizia di finanziamento pubblico, già abrogato nel '93. Una campagna su sei quesiti: droga, immigrazione, divorzio breve, 8 per mille. E una legge sull'eutanasia
Abolire il finanziamento pubblico dei partiti. I Radicali ci riprovano, cercando di ristabilire ciò la volontà popolare decretò nel referendum del 1993, esito aggirato in modo “truffaldino” con l’introduzione dei “rimborsi elettorali”. Cambiato il nome, il gioco è rimasto lo stesso: dal ’94 i partiti hanno incassato 2,3 miliardi di euro, pur avendo dichiarato spese documentate per soli 580 milioni. La nuova campagna referendaria riguardano anche altre questioni cruciali, temi in gran parte espulsi dall’agenda della politica: il superamento di leggi proibizioniste che, criminalizzando fenomeni sociali come l’immigrazione e il consumo di stupefacenti, soffocano il sistema giustizia, fanno esplodere le carceri, violano diritti umani e costano miliardi di euro. Mentre prosegue la raccolta firme per la proposta di legge di iniziativa popolare per l'eutanasia legale: venti tavoli che a Torino in soli due mesi hanno prodotto oltre 4.000 sottoscrizioni.
«Nulla di nuovo sotto il sole – spiega Silvio Viale, presidente di Radicali Italiani e consigliere comunale, che oggi autenticherà le firme in piazza Castello, al termine del “Family Pride”. - I sei referendum riassumono quarant’anni di lotte radicali contro la partitocrazia foraggiata dal finanziamento pubblico, contro il trucchetto sull’8 per mille che garantisce alla Conferenza Episcopale Italiana il triplo dei soldi a cui avrebbe diritto in base alle scelte espresse, contro la condizione di clandestinità dei lavoratori migranti, che favorisce solo il lavoro nero e il lavoro criminale, per una riduzione del danno prodotto dalla legge proibizionista sulle droghe e per eliminare le inutili lungaggini che rendono ancora oggi difficile e costoso il divorzio. Rispetto al passato, i cittadini sono più determinati e meno pazienti; non intendono più delegare chi ha tradito le loro aspettative. È a tali cittadini che ci rivolgiamo perché, ancora una volta, ci diano la loro fiducia e la loro firma. Non li abbiamo mai illusi di una facile vittoria; offriamo loro ancora una volta una penna contro la rassegnazione e il qualunquismo, da sempre gli alleati migliori di partitocrati, corporazioni e clericali».
I sei quesiti referendari riguardano questioni cruciali per il riconoscimento di diritti civili, per la laicità dello Stato e per l’alleggerimento dell’intasato sistema giustizia. Nel dettaglio:
8X1000: viene abrogata la disposizione che prevede che anche l’8×1000 di chi non esprime alcuna indicazione venga ripartito tra le confessioni religiose. Effetti: la quota relativa alle scelte non espresse (attualmente più del 50% del totale, circa 600 milioni di euro l’anno) rimarrebbe in capo al bilancio generale dello Stato anziché essere ripartita in favore soprattutto (al 90%) della Conferenza episcopale italiana. Non si arrecherebbe alcun danno alle attività caritatevoli, visto che il fondo 8×1000 si è moltiplicato per cinque negli ultimi 20 anni, arrivando alla cifra record di un miliardo e cento milioni di euro l’anno!
DROGHE: se vincesse il referendum, verrebbe eliminata per tutte le violazioni che riguardano fatti di lieve entità (ad esempio coltivazione domestica, possesso e trasporto di quantità medie, condotte border line tra consumo e piccolo spaccio) la pena detentiva mentre rimarrebbe la sanzione penale pecuniaria della multa da 3mila a 26 mila euro. Effetti: Mai il carcere per fatti di lieve entità; Probabile riduzione pressione investigativa su condotte scarsamente offensive e conseguente riduzione carico giudiziario e penitenziario.
FINANZIAMENTO PUBBLICO AI PARTITI: il testo interviene sulla legge n. 96 del luglio 2012 che ha creato un fondo unico per finanziamento pubblico e rimborso spese elettorali (70% del totale) e un altro per il cofinanziamento dello Stato in aggiunta alle donazione private (30%). L’abrogazione riguarda l’intero meccanismo istituito dalla nuova legge e quindi di tutti e tre le tipologie di contributi. Si mantiene invece la disposizione che riguarda le detrazioni per le erogazioni liberali. Rimangono anche le norme relative a uso di locali per attività politiche, quelle sulla trasparenza dei finanziamenti privati, sull’anagrafe patrimoniale dei tesorieri, sui limiti massimi spese elettorali per elezioni comunali e europee.
IMMIGRAZIONE: Il primo quesito che abroga l’articolo 10 bis, del T.U. sull’immigrazione, cancella la norma che introduce un reato aberrante che criminalizza una condizione anziché una condotta. Il secondo quesito abroga quelle norme che costringono centinaia di migliaia di migranti al ricatto continuo dei datori di lavoro (creando l’effetto “concorrenza sleale” con i lavoratori italiani) oppure che li obbliga al lavoro nero o al servizio della microcriminalità. Il referendum infatti prevede l’abrogazione degli articoli 4 bis e 5 bis del testo unico immigrazione, entrambi incidenti sul permesso di soggiorno perché legano indissolubilmente la possibilità di restare nel nostro paese – anche di cittadini da anni in Italia – alla stipula di un contratto di lavoro. Si tratta in sostanza di eliminare le due norme più restrittive che hanno caratterizzato il pacchetto sicurezza del 2009 fortemente voluto da Maroni e la legge Bossi-Fini del 2002.
DIVORZIO BREVE: elimina i tre anni di separazione obbligatoria prima di chiedere divorzio, la cui domanda potrebbe essere fatta contestualmente alla separazione Effetti: riduzione del carico giudiziario e sociale connesso alla durata dei procedimenti di divorzio.
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