
Oltre alle 700 firme false, secondo i pm, a sostegno della lista del presidente Roberto
Formigoni, spuntano altri 300 autografi dubbi a sostegno della lista del Pdl per la circoscrizione provinciale di Milano alle scorse elezioni regionali. Fanno, fin qui, più di 1000 firme taroccate. Ieri, su sei consiglieri provinciali convocati dai pm con l'accusa di falso ideologico, e difesi nientemeno che da Gaetano Pecorella, già legale di Berlusconi e deputato, cinque hanno deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere. Solo la milanese Barbara Calzavara ha risposto al pm per circa un'ora nel corso dell'interrogatorio, Gli altri, muti, sono il consigliere provinciale di Pavia Gianluigi Secchi, di Monza Massimo Vergani, di Milano Marco Martino, Massimo Turci e Nicolò Mardegan, di Varese Franco Binaghi. Nei prossimi giorni saranno sentite altre sette persone.
Intanto i radicali italiani, promotori dei ricorsi all'origine dell'inchiesta, hanno colto l'occasione della presentazione di un loro dossier sul «sistema di potere politico, clericale, economico e finanziario» di Formigoni con Cl e Compagnia delle Opere per tornare a chiedere le dimissioni del presidente della Regione Lombardia. «Si deve dimettere per il crimine politico di avere mentito agli elettori lombardi. Se si dovesse andare a nuove elezioni, l'unico responsabile sarebbe proprio Formigoni», ha detto Marco Cappato, capolista radicale alle prossime comunali.
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