di Mauro Mellini
Alla celebrazione del 140° anniversario della breccia a Porta Pia, ha preso parte anche il segretario di Stato Vaticano, cardinale Tarcisio Bertone.
In quest’epoca in cui sembra divenuto politicamente scorretto “parlar bene di Garibaldi”, esaltare, anche senza fronzoli apologetici, il Risorgimento, considerare l’Unità d’Italia una svolta essenziale, un momento esaltante della nostra storia, non ci si deve certo dolere che la Chiesa, il Vaticano, sia pure per far buon viso ad un oramai vecchio, cattivo giuoco, non rimangano attestati nella posizione degli sconfitti, anzi, dei “derubati”, dei “rapinati”, come per decenni si proclamarono di fronte alla realtà di uno Stato “Italiano” e di Roma sua capitale ed agli avvenimenti che l’avevano consentita e determinata.
Potremmo anzi dimenticare volentieri le scomuniche e l invettive contro gli artefici di quel “miracolo laico”, di quel processo storico che ci consentì unità ed indipendenza nazionale, anche se i fatti sono quello che sono e non esiste storia “della memoria” e storia, invece, da ignorare e fingere di ignorare.
Nessuno poi ci può impedire l’orgoglio laico di questa definitiva riconosciuta vittoria della rivoluzione liberale.
Se oggi la Chiesa Cattolica condanna la pena di morte, respinge la costrizione alla professione di una qualsiasi fede religiosa (compresa quella cattolica) questa è una conquista dei cattolici e della Chiesa e certi principi appartengono, nella loro universalità, ai Cattolici come ai Laici. Ciò non toglie che a bandirli sono stati i laici. Beccaria era un “laico”, un “illuminista” (anche abbastanza pauroso di incorrere nelle ire e nella persecuzione del Sant’Uffizio).
Se in questa nostra epoca la fede nella ragione non sembra poi così ferma e trionfante, come era apparsa nel secolo XIX e se (per fortuna) non c’è nessuno da scomunicare per violazione di articoli di tale fede, è certo però che gli atteggiamenti della Chiesa su tutta un’ampia serie di questioni del vivere nella nostra società, sono frutto più che della tradizione cattolica, degli insegnamenti laici, che li hanno preceduti di più di un secolo e che non un secolo fa, ma a nostra personale memoria, dalla Chiesa erano disconosciuti, respinti, condannati.
Tutto ciò non si dice per rinfocolare polemiche e scontri su questioni oramai felicemente date per comunemente accettate, bensì per consigliare prudenza di fronte ad altre questioni, in altri campi, in cui i precetti della Chiesa vengono dati per immutabili ed indiscutibili ed in cui l’infallibilità del Papa e della Chiesa vengono fatti pesare a sostegno delle tesi da loro sostenute.
Il Concilio Vaticano, tenuto nel 1870 e chiuso, in conseguenza della guerra Franco-Prussiana poco prima della Breccia di Porta Pia, oggi celebrata anche da Bertone, era stato concepito da Pio IX anche perché, ne uscisse la proclamazione del dogma dell’intangibilità del potere temporale. Di fronte alle difficoltà frapposte anche dalle Cancellerie che pure puntellarono tale potere, Papa Mastai vi rinunziò, sebbene a malincuore, convinto dalla considerazione che, una volta proclamata l’infallibilità del Papa (cioè sua) non avrebbe più avuto bisogno di una pronunzia conciliare per imporre ai fedeli, come articolo di fede, l’assioma che il potere temporale non potesse esser né violato né rinunziato.
Oggi un Cardinale va a celebrare quella che centoquaranta anni fa e per decenni il Papa e la Chiesa infallibilmente definirono sacrilega rapina. Senza riconoscere esplicitamente che Pio IX (e Leone XIII, Pio X, etc.) avevano torto e neppure che Cadorna, Sella, Lanza e Cavour, Vittorio Emanuele II etc. etc. avevano ragione. Ma che “un disegno provvidenziale” ha fatto sì che questi ultimi sollevassero la Chiesa del fardello del potere temporale.
Questo dovrebbe far riflettere. Se domani un Giovanni Paolo III, un Pio XIV, o che so io, dovesse insegnarci che un disegno provvidenziale ha fatto sì che i laici che (ai giorni nostri) avevano torto su aborto, cellule staminali, preservativo etc. etc. avevano sollevato la Chiesa dall’incomodo fardello di vietarli e condannarli, consentendo di combattere malattie, ridurre la fame di interi continenti etc. etc., forse non sarebbe male che cominciassimo ad aver ragione ed a darcela o, quanto meno ad ammettere che potremmo averla tutti assieme fin da oggi, evitando, magari, a chi sa quanti cardinali troppe complicate dimostrazioni di una infallibilità tanto complicata nei suoi sviluppi negli anni e nei secoli.
Esprimere un tale augurio è “vieto anticlericalismo”?
Fonte: http://www.radicali.abruzzo.it/joomla/interni/quel-cardinale-a-porta-pia.html [4]