di Nino Ciravegna da il Sole24Ore, 6 dicembre 2010
Le Dolomiti, incuranti della crisi globali, continuano a macinare record di turisti, 28 milioni quest’anno, per la prima volta gli italiani hanno superato i tedeschi. II reddito è di quasi un terzo superiore alla media italiana, le scuole professionali hanno un’alternanza aula-azienda invidiata nelle altre province, la disoccupazione è sotto al 3%, il pil ha accennato un -0,5% nel corso della crisi globale, prontamente recuperato quest’anno. Provincia ed enti locali hanno a disposizione una barca di soldi grazie allo statuto di regione speciale, fondi per tutto e per tutti, grandi opere, assistenza e sostegni alle attività economiche. Aggiungici una buona amministrazione e capisci come mai Bolzano si trovi al primo posto nella classifica del Sole-24 Ore del lunedì dedicata alla Qualità della vita, primato in parte guastato dal 2 posto da Trento, poco amato dagli altoatesini. Il classico caso di cugini costretti a condividere beni e territori, rivalità mai sopite. A Bolzano si respira un’aria di benessere che sfiora l’opulenza, le strade sono linde, i negozi di moda e di articoli sportivi si alternano alle boutique degli attrezzi per la manualità, veri e propri oggetti cult per chi ama cimentarsi in cucina, nel giardinaggio o nel bricolage professionale, perfino le pale per togliere la neve sono un concentrato di tecnologia, funzionalità e design. Una città ordinata. Federalismo fiscale (senza la Lega) dove i quotidiani locali lanciano in prima pagina un arresto per stalking o il caso di due anziani raggirati da una badante. Precisa, i negozi chiudono alle 19, alle 21 vedi in giro solo i nottambuli che hanno poche alternative, in città c’è solo una piccola multisala di una catena austriaca, all’una i locali tiratardi sono obbligati ad abbassare le saracinesche, con puntuali proteste a vigili e giornali quando un gestore sgarra anche per pochi minuti. E i trentini non mancano mai di rimarcare che Bolzano è la città con il più alto costo della vita, moda e alimentari, sempre di alta qualità, si pagano più che altrove, i prezzi delle case resistono imperterriti, ignorando ogni allarme di bolla immobiliare anche perché ci sono poche aree per nuove costruzioni. La vita costa di più anche perché la potente lobby dei negozianti ha finora impedito l’apertura di centri commerciali nella provincia, egli altoatesini amanti delle grandi superfici dello shopping sono costretti ad andare a Innsbruck, 140 chilometri, o a Verona, nessuno si ferma nei poli commerciali del Trentino, ci mancherebbe.
Bolzano è un’Italia altra, Napoli, ultima nella classifica della Qualità della vita, dista 842 chilometri, ma Google maps inganna, la distanza è siderale, in tutto. Bolzano, per la verità, sembra lontana anche da Bruxelles, dove la commissione Ue si è posta l’obiettivo di ricavare il 20% dell’energia europea da fonti rinnovabili entro il 2020. L’Alto Adige vuole presentarsi al 202o con il 100% dell’elettricità prodotta da fonti ecosostenibili grazie alle centrali idroelettriche, all’eolico, alle biomasse dell’agricoltura e al solare. Vera qualità della vita. Nella raccolta differenziata Trento, con il 61%, è più virtuosa di Bolzano, che ricicla “solo” il 45,7% di carta, vetro e plastica. L’altoatesina invece è nettamente invantaggio sullo smaltimento, da anni un inceneritore brucia migliaia di tonnellate di rifiuti nella periferia di Bolzano, ora stanno costruendo un termovalorizzatore di ultima generazione, servirà tutta la provincia, dove le discariche sono state abolite per decreto, costerà• tao milioni, sarà pronto nel 2012. Brucerà 13omila tonnellate l’anno, 16 all’ora, darà energia a 3mila appartamenti del nuovo quartiere Casanova e teleriscalderà 5.500 case. Progetto importante, adottato senza problemi, assicurano, soprattutto per differenziarsi dai cugini trentini, dove le proteste non sono mancate. Ora la procedura entra nel vivo, il 20 dicembre scade il termine per presentare le offerte. Il sindaco di Trento, Alessandro Andreatta spiega: «Prevediamo un termovalorizzatore in grado di lavorare lo3mila tonnellate, sufficiente per i 52omila abitanti della provincia, da realizzarsi nell’area nord della città. Abbiamo fatto un bando di gara molto aperto, per poter esaminare tutte le opzioni tecnologiche, l’unico vincolo è che ne siano già stati costruiti tre in Europa, vogliamo sistemi rodati ed efficienti». Bolzano vanta un buon business mix composto da turismo, agricoltura, manifatturiero e servizi, con al primo posto i 41.900 dipendenti della pubblica amministrazione. A Trento sono di più, 45mila, numeri da società parastatale, se si considera che i dipendenti dell’industria sono poco più di 35mila. Bolzano vanta molte eccellenze industriali, come Microtech, leader mondiale nei cannoni da neve, Leitner, caposcuola negli impianti di risalita e nell’eolico – è suo il grande impianto a vento che ha caratterizzato le olimpiadi invernali del Canada. La Microgate sviluppa sistemi di ottimizzazione dei grandi telescopi con clienti del calibro della Nasa, l’Iveco produce i blindati Lince, che proteggono i nostri soldati in Afghanistan. Stefan Pan, presidente degli industriali, produce 35 chilometri al giorno di strudel, l’export sfiora l’80%: «Il nostro sistema industriale – spiega – ha limitato i danni della crisi, solo l’edilizia è crollata del 20%, con pochi segnali di recupero». Trento ha un sistema imprenditoriale più simile a quello del Nord Est, con punte di forte industrializzazione a Rovereto e Riva del Garda. Tra le eccellenze ci sono Teacnoclima, che produce sistemi di condizionamento per grandi. impianti, utilizzati anche nelle miniere della Siberia, e Sportiva di Val di Flemme, articoli per trekking di fascia alta, con spazi in Asia. A Bolzano nei primi sei mesi 2010 l’export ha superato 1,5 miliardi, con un recupero del 17,3% rispetto al disastroso 2009, mentre le vendite all’estero del Trentino hanno sfiorato 1,4 miliardi. Operare sui mercati internazionali è difficile soprattutto per le piccole imprese,in entrambe le province poche industrie hanno più di cento addetti. « Piccolo è bello, troppo piccolo no, troppo loca-listico neanche. Per questo siamo impegnati – spiega Roberto Busato, direttore dell’Associazione industriali di Trento – a promuovere l’internazionaliz-zazione lavorando su due direttrici: innovazione, sfruttando i centri di ricerca legati all’università e le reti di imprese». Bolzano è un mito, un punto di arrivo, per la Lega di Umberto Bossi, trattiene in loco il 90% delle tasse, ha pochi extracomunitari, è pìù legata a Monaco di Baviera che a Roma. Ma, quasi paradossalmente, la Lega raccoglie pochi consensi, in città non va oltre il 5%, in provincia è praticamente assente. I verileghisti, in Alto Adige, votanoFreiheitlichen, legato al partito populista austriaco fondato da Jeorg Haider, sono diventati il secondo gruppo politico della provincia, detestano Roma, sono insofferenti della Padania,’confermando che, geograficamente parlando, fino alla Groenlandia trovi sempre qualcuno che si considera più polentone degli altri e accusa chi sta sotto di essere un terrone. I fondi pubblici sono gestiti direttamente dalla provincia, in grado di spendere la bellezza di 9.528 euro per ogni cittadino mentre in Lombardia – dove il 70% dell’Iva finisce al governo centrale – la spesa pubblica pro-capite si ferma a 2.603 euro. Per l’assistenza l’Alto Adige spende 579 euro per ogni abitante contro i 42 nel milanese, l’agricoltura è sostenuta con 226 euro procapite mentre a Bergamo o Pavia non si va oltre i 19. Una situazione che fa gola a molti comuni veneti che hanno tentato di passare armi e bagagli al Trentino, dove la provincia può spendere 8.103 euro per abitanti, quasi quattro volte a quelli a disposizione del confinante Veneto, solo 2.290 euro. Quando vedi che a Trentohannoa disposizione 131 euro procapite perla cultura contro gli 8 di Venezia o Padova, la tentazione è forte, fortissima. L’università di Trento fa scuola, ma il rettore Davide Bassi non vuole parlare di sistema virtuoso, «preferisco modello europeo decente, ho ben presente cosa succede negli altri paesi Ue. Siamo impegnati inun programma edilizio pluriennale di 250 milioni, abbiamo la fortuna di avere certezze di investimenti, ma resta il fatto che io ho a disposizione il 30% in meno dei miei colleghi della Baviera». L’università ha 15.200 studenti (ingegneria, con 3.300 iscritti è la facoltà più numerosa); 577 docenti ericercatori, molti dei quali provenienti dall’estero per chiamata diretta. Grande attenzione viene riservata al merito, con un collegio riservato a chi ha voti alti e, da quest’anno, la restituzione delle tasse universitarie a chi si laurea a pieni voti. E maniacale attenzione viene riservata alla ricerca, con centri di eccellenza internazionale, come il Cosbi (realizzatoconMicrosoft, si occupa di servizi informatici per le medicine del futuro, 5o ricercatori), il Ci-bio (biologia integrata, 30 ricercatori), il Cimec (centro mente e cervello), il Cudam, specializzato nell’analisi idrogeologico. E da questi centri specializzati, che si aggiungono ai3oo ricercatori della Fondazione Kessler, nascono start up e joint venture con gruppi internazionali, un “indotto” ad alto valore aggiunto. In una città di mila abitanti come Trento, i 15.200 studenti dell’università creano un giro d’affari di cento milioni di euro l’anno e, soprattutto, animano il centro storico con iniziative culturali e dibattiti. A Bolzano per anni, invece, hanno sempre avuto il mai di testa ogni volta che si parlava di aprire un’università per colpa dei pasticci e delle lotte a sociologia dei cugini trentini (che per non perdere l’abitudine è stata occupata contro il ddl di riforma). La città altoatesina è ampia-mente sotto la media italiana per numero di laureati, anche perché un efficientissimo sistema di scuole professionali in pratica assicura subito il lavoro ai giovani. Una decina di anni fa le resistenze sono state superate, ora la Lub, libera università di Bolzano, ha 3.400 iscritti e una precisa mission: internazionaliz-zazione, le lezioni si svolgono in tre lingue, gli studenti sono spinti a fare almeno un anno all’estero; più di metà dei professori arriva da altri paesi Università giovane, quasi estranea alla città, un vero cruccio per il presidente del cda dell’ateneo, Konrad Bermeister, altoatesino, docente a Vienna,. responsabile della società austriaca del traforo del Brennero: «Ci vuole tempo per creare un legameforte con la città e il territorio, una contaminazione di saperi, critiche e dibattiti, fondamentale per alzare il livello culturale, sociale ed economico, di tutti. Vogliamo essere creatori e portatori di quel multilinguismo e multiculturalismo che rappresenta il futuro di questa grande area. Dateci tempo, ce la faremo».
Fonte: http://www.perlagrandenapoli.org/?p=2894 [4]