Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano con il suo primo messaggio alle Camere ha sottolineato come i tanti interventi immaginabili per risolvere la situazione inumana delle carceri, e la situazione della giustizia a essa collegata:
«... appaiono parziali, in quanto inciderebbero verosimilmente pro futuro e non consentirebbero di raggiungere nei tempi dovuti il traguardo tassativamente prescritto dalla Corte europea. Ritengo perciò necessario - ha scritto il Presidente - intervenire nell'immediato (il termine fissato dalla sentenza 'Torreggiani' scadrà, come già sottolineato, il 28 maggio 2014) con il ricorso a "rimedi straordinari"».
Che fine ha fatto l'indicazione contenuta nel messaggio di inizio ottobre? Che fine hanno fatto i "rimedi straordinari" di amnistia e indulto? In Italia la giustizia è insensatamente lenta e senza alcun rispetto dei diritti umani fondamentali, tanto per l'irragionevole durata dei processi (violazione art.6 della Convenzione Europea sui diritti dell'Uomo) quanto per i trattamenti inumani e degradanti (violazione art. 3 della stessa Convenzione) a cui sottopone i suoi cittadini detenuti.
Le carceri, infatti, sono luoghi gestiti e amministrati dallo Stato, in cui proprio lo Stato quotidianamente costringe i propri rappresentanti a lavorare e operare trasgredendo e oltraggiando le sue stesse leggi. Le istituzioni si dividono: da una parte i vertici lamentano e riconoscono la barbarie in atto, dall'altro l'agenda politica e istituzionale ignora l'emergenza, coperta e legittimata dall'assenza di informazione e dibattito pubblico sul tema.
La necessità di informare gli italiani sulle cause della disfatta della giustizia in Italia è stata riconosciuta dall'Autorità garante per le comunicazioni che ha prescritto alla Rai una compensazione di trattazione e approfondimento, ad oggi del tutto inevasa.
Dall'8 gennaio scorso la Corte Europea dei diritti dell'uomo ha accertato in Italia la violazione strutturale dell'art. 3 della Convenzione europea che, sotto la rubrica "proibizione della tortura", pone il divieto di pene e di trattamenti disumani o degradanti a causa della situazione di sovraffollamento carcerario in cui 7 dei ricorrenti si sono trovati (tre di loro erano difesi dagli avvocati radicali Giuseppe Rossodivita e Flavia Urcioli).
La Corte ha affermato, in particolare, che "la violazione del diritto dei ricorrenti di beneficiare di condizioni detentive adeguate non è la conseguenza di episodi isolati, ma trae origine da un problema sistemico risultante da un malfunzionamento cronico proprio del sistema penitenziario italiano, che ha interessato e può interessare ancora in futuro numerose persone" e che "la situazione constatata nel caso di specie è costitutiva di una prassi incompatibile con la Convenzione".
Marco Pannella da anni "dialoga" con il potere ricorrendo alla nonviolenza, al Satyagraha, affinché le istitutuzioni rispettino la propria legalità. Dall'11 al 14 novembre ha condotto un altro sciopero totale della fame e della sete sostenuto dalla mobilitazione nonviolenta di migliaia di detenuti e loro familiari attivati e coordinati dalle sorelle Alessandra e Francesca Terragni. La sua richiesta è rivolta ai Presidenti delle Camere per “convocare i Presidenti dei gruppi parlamentari affinché la questione venga calendarizzata" e al Governo perché agisca fattivamente e si prenda le sue responsabilità.
Un'iniziativa che, ancora una volta come in passato, vuole arrivare al cuore dello Stato: per trasmettere, attraverso il proprio indebolimento fisico, energia e forza alle istituzioni affinché facciano ciò che devono per rispettare le leggi, i propri annunci, le proprie dichiarazioni.
Perché l'Amnistia serve a tutti i cittadini (anche a quelli liberi) [2]
A sostegno dell'iniziativa di Marco Pannella, Rita Bernardini (Segretaria Nazionale di Radicali italiani), Marco Beltrandi (già deputato radicale) e la militante radicale pugliese Annarita di Giorgio hanno intrapreso lo sciopero della fame dalla mezzanotte dell'11 Novembre. Per raccogliere ulteriori adesioni all'iniziativa radicale, per ricordare alla politica il messaggio di Napolitano e per dare forza al Ministro Annamaria Cancellieri che ha definito l'amnistia un “imperativo categorico morale”, sono previsti sit-in, coordinati da Luigi Mazzotta (membro della Giunta di Radicali italiani) giovedì 21 novembre davanti alle carceri dove familiari innocenti sostano, spesso per ore, prima di poter incontrare per un colloquio il proprio congiunto detenuto.
Elenco dei sit in finora comunicati
I sit-in si terranno giovedì 21 Novembre a partire dalle ore 9.00 nelle seguenti città:
- Agrigento: presso il carcere di Sciacca
- Caserta: presso lanuova casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere (dalle ore 7.00 alle 12.00)
- Catania: presso il carcere Piazza Lanza
- Firenze: presso l'Istituto Penitenziario Minorile "Meucci" (dalle 09.30)
- Foggia: presso il carcere in Via delle Casermette
- Genova: presso il carcere Marassi
- Napoli: presso il carcere Poggioreale
- Padova: presso il carcere Due Palazzi (il sit-in si terrà sabato 23 novembre),
- Roma: presso il carcere Rebibbia e presso il carcere Regina Coeli
- Salerno: presso il carcere di Fuorni
- Teramo: presso il carcere di Castrogno sit-in la mattina e, dalle 14.00, visita ispettiva di Marco Pannella e Rita Bernardini assieme al Consigliere Regionale Ricardo Chiavaroli e il radicale teramano Ariberto Grifoni
- Verona: presso il carcere di Montorio
- Vicenza: presso il carcere San Pio X
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