Tunisi, Palais des Congrès, 22-24 luglio 2011
dalla Presidenza del Partito
Nove anni dopo il Congresso di Ginevra e di Tirana : il nuovo, vecchissimo, «ordine internazionale» contro i diritti umani. La «Primavera araba».
Nove anni dopo le due sessioni del 38emo Congresso del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito tenutesi a Ginevra e a Tirana, la situazione dei diritti umani in numerosi paesi del mondo è divenuta più difficile e drammatica. Nonostante le grandi speranze per la costruzione di un nuovo diritto internazionale, si è assistito al rafforzamento di regimi apertamente autoritari che soffocano la libertà e la vita dei propri cittadini. L’ampia zona del sud del Mediterraneo e del suo entroterra, l’Africa del nord ed il Medio Oriente, nonché parti dell’Asia centrale vedono – proprio in queste ore – repressioni sanguinose, che testimoniano il propagarsi di una crisi mondiale politica ed economica. Nell’area subsahariana ed in Africa centrale, infine, la fame, la sete e le guerre mietono ancora milioni di vittime. Allo stesso tempo, esiste il reale pericolo che le democrazie, anche quelle storicamente più solide, diventino «real-democrazie», come si disse in passato dei sistemi che, negando i principi socialisti, rimanevano solo «socialismi reali».
Ciononostante, dall’Africa del nord, nel corso degli ultimi mesi sono venute grandi speranze di cambiamento democratico e pacifico: la «Primavera Araba» ci dice di avvicinarsi a questa realtà, di esprimere la nostra solidarietà totale, organizzando strategie politiche comuni. Questo è il motivo per cui abbiamo deciso, in accordo con il governo provvisorio e con numerose espressioni della società civile tunisina, di tenere a Tunisi un importante momento di discussione e di decisione del nostro partito.
Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito
Il Partito Radicale è un’organizzazione non violenta con status consultativo di prima categoria presso il Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite. In questo consesso è possibile prendere la parola, in nome del partito, dei rappresentanti dei popoli oppressi, di dissidenti e di oppositori di regimi autoritari e repressivi. Il Partito Radicale non è soggetto elettorale ed è aperto all’ingresso di cittadini di qualsiasi nazionalità o partito politico. In particolare, sono invitati al Consiglio Generale di Tunisi i parlamentari italiani ed europei, insieme a personalità chiave dei governi e dei parlamenti d’Europa e di tutto il mondo.
«La vita del diritto per il diritto alla vita»
Dopo aver apportato un contributo decisivo alla creazione del Tribunale ad hoc sui Crimini in ex-Yougoslavia, della Corte penale internazionale e alla moratoria della Nazioni Unite sulla pena di morte, è arrivato il momento di prendere nuove misure per trasformare i diritti che esistono solo sulla carta in strumenti efficaci di garanzia delle libertà individuali. In occasione del Consiglio generale tenutosi a Barcellona nel settembre 2010, il partito si è dato come obiettivo prioritario l’attivazione di tribunali a tutti i livelli per l’affermazione dei diritti umani fondamentali. Grazie allo studio preparato dal professore Cesare Romano, si dispone di un quadro dettagliato su quali regole -per ciascun Stato, Convenzione, Trattato internazionale - possano essere utilizzate. Occorre partire da qui per far vivere regole e istituzioni che già esistono, rafforzarle e riformarle.
L’«Organizzazione mondiale della democrazia», la nonviolenza
La degenerazione della «real-democrazia», o «democrazia reale» deve essere trattata come una vera e propria patologia, potenzialmente mortale dell’ideal democratico. In occasione del Congresso di Tirana, nel 2001, abbiamo lanciato la proposta del mondo ‘della’ e ‘delle’ democrazie. La tutela sopranazionale dei diritti democratici – diritti universali storicamente acquisiti come naturali – è un ‘obiettivo fondamentale del partito, obiettivo che bisogna perseguire attraverso la nonviolenza, che il Parlamento europeo (nella risoluzione sui diritti umani nel mondo, adottata nel 2008) aveva definito «lo strumento più adeguato per promuovere l’affermazione dei diritti umani fondamentali». Tale decisione è rimasta ancora senza alcun risultato, atto concreto o impegno di bilancio da parte delle istituzioni europee e dei partiti politici europei.
La verità su «Iraq libero»
La guerra in Iraq ha rappresentato non solo un’immane tragedia, ma anche un fallimento tuttora in atto, per la "democrazia occidentale", di una credibile proposta della democrazia come strumento indispensabile per la pacifica convivenza mondiale. Proprio per questo, soltanto l'accertamento formale delle responsabilità che hanno portato alla guerra potrebbe riscattare davanti alle opinioni pubbliche mondiali la forza di attrazione del processo democratico ed il primato dello Stato di diritto. Se infatti è ormai acclarato come la "prova" invocata per lanciare l'attacco militare sia stata falsificata, non è ancora stato fatto nulla per accertare la verità su come la guerra sia stata decisa e accelerata, proprio per impedire l'alternativa di una pace possibile attraverso l'esilio di Saddam. In queste settimane, abbiamo avviato la campagna «Iraq libero». Su questo, la documentazione prodotta dal Partito radicale si è arricchita di nuovi ulteriori elementi, che richiederebbero una vera inchiesta.