L'ambasciatore degli Stati Uniti in Italia, secondo un cablogramma di Wikileaks, tra gennaio e febbraio scorso manifestò le proprie preoccupazioni circa il decreto Romani (che tra le altre cose regola web e pay tv), colpevole di "mettere il bavaglio al web" e di "favorire Mediaset e il suo impero televisivo.". Affermazioni che non fanno che rafforzare la nostra determinazione a portare avanti l'iniziativa della disobbedienza civile [3], che abbiamo annunciato durante l'evento "Digitale è Politico [4]":
"Così Berlusconi vuole censurare Internet" per "favorire le proprie imprese" commerciali e azzittire "la concorrenza politica". Gli ultimi due cablogrammi dell'ambasciatore Usa a Roma David Thorne diffusi da WikiLeaks, riferiscono le critiche, le perplessità e i sospetti dell'amministrazione Usa sulla "legge Romani".
È il decreto anti-Internet che il governo italiano voleva far passare tra fine 2009 e inizio 2010. In un cablogramma del 3 febbraio 2010, Thorne sintetizza: "la legge darà possibilità di bloccare o censurare qualsiasi contenuto", e "favorirà le imprese di Silvio Berlusconi di fronte ai suoi competitor".
La conferma, secondo l'ambasciatore, di un "modello di business familiare in cui Berlusconi e Mediaset hanno usato il potere del governo in questo modo sin dai tempi del primo ministro Bettino Craxi".
L’ambasciatore americano a Roma, David Thorne, in un dispaccio del 3 febbraio scorso, scriveva che con tale decreto il governo Berlusconi "avesse messo il tetto alla pubblicità a Sky e cercato di censurare la Rete, per favorire Mediaset e il suo impero televisivo."
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