Quelli che seguono sono brani di interventi, scritti e discorsi che in varie occasioni Martin Luther King ha dedicato alla nonviolenza.
“Ho deciso che lotterò per la mia filosofia. Sarebbe bene credere in qualche cosa nella vita, e credere in quella cosa così profondamente da sostenerla fino alla fine dei propri giorni. Non posso arrivare a convincermi che Dio voglia farmi nutrire dell’odio. Sono stanco della violenza. E non intendo lasciare che sia l’oppressore a prescrivermi quale metodo devo usare. Noi abbiamo un potere, è un potere che non si trova nelle bottiglie Molotov, ma noi abbiamo un potere. Un potere che non si trova nelle pallottole o nelle pistole, ma noi abbiamo un potere. E’ un potere antico come il senno di Gesù di Nazareth e moderno come le tecniche del Mahatma Gandhi”.
“Se l’umanità deve progredire la figura di Gandhi è imprescindibile. Egli ha vissuto, ha pensato e ha agio ispirato dalla visione di un’umanità in cammino verso un mondo di pace e armonia. Possiamo ignorarlo, ma non a nostro rischio”.
“Sono convinto che se soccomberemo alla tentazione di usare la violenza nella nostra lotta per la libertà, le future generazioni dovranno accogliere una lunga e desolata notte di rancore, e il nostro lascito principale per loro sarà un regno del caos senza fine”.
“Ho visto troppo odio per voler odiare anch’io, e ho visto l’odio sulle facce di troppi sceriffi, di troppi Consigli di cittadini bianchi, e di troppi uomini del Ku Kluz Klan del Sud, per voler odiare anch’io; e ogni volta che lo vedo, dico a me stesso,l’odio è un fardello troppo pesante da portare. In qualche modo dobbiamo riuscire a metterci davanti ai nostri più accaniti oppositori e dire: “Noi faremo fronte alla vostra capacità di infliggere sofferenze con la nostra capacità di infliggere sofferenze con la nostra capacità di sopportare le sofferenze; andremo incontro alla vostra forza fisica con la nostra forza d’animo. Fateci quello che volete, e noi vi ameremo ancora. Noi non possiamo, in tutta coscienza, obbedire alle vostre leggi ingiuste e tener fede a un sistema ingiusto, perché la non collaborazione con il male è un obbligo morale non meno della cooperazione con il bene. Metteteci perciò in prigione, e noi vi ameremo ancora, per quanto difficile possa essere. Mandate i vostri sicari incappucciati nelle nostre case, a mezzanotte, trascinateci fuori ai margini di qualche strada e lasciarci mezzi morti dopo averci picchiati, e noi vi ameremo ancora. Mandate in giro per il paese i vostri agenti di propaganda e dipingeteci inadatti culturalmente, e da ogni altro punto di vista, all’integrazione, ma noi vi ameremo ancora. Però siate sicuri che vi vinceremo con la nostra capacità di soffrire e un giorno conquisteremo la nostra libertà. Non solo vinceremo la libertà per noi stessi: faremo appello al vostro cuore e alla vostra coscienza a tal punto che alla fine vinceremo anche voi, e la vostra vittoria sarà duplice. Se sulla terra devono regnare la pace e la buona volontà verso gli uomini, dobbiamo infine credere alla moralità finale dell’universo, e credere che la realtà si base su fondamenti morali”.
“La violenza, quale mezzo per conquistare la giustizia razziale, è tanto impraticabile quanto immorale. E’ impraticabile perché rappresenta una spirituale discendente che termina in una distruzione per tutti. La vecchia legge occhio per occhio lascia tutti ciechi. E’ immorale perché tende a umiliare l’oppositore invece di conquistarne l’intelletto; cerca di annichilire invece di convertire. La violenza è immorale perché prospera nell’odio invece che nell’amore. Distrugge la comunità e rende impossibile la fraternità. Conduce la società al monologo invece che al dialogo. La violenza finisce per distruggere se stessa. Crea acrimonia nei sopravvissuti e brutalità in chi la pratica”.
“Quando si tenta di mettere con le spalle al muro un sostenitore dell’uso della violenza sull’efficacia di quei comportamenti, le risposte appaiono evidentemente illogiche. A volte parlano di rovesciare stati o governi locali razzisti. Ma non riescono a vedere che nessuna rivoluzione interna è mai riuscita a rovesciare un governo mediante la violenza, a meno che quel governo non avesse già perso l’appoggio e l’effettivo controllo delle sue forze armate. Chiunque sia in grado di ragionare sa che questo non accadrà mai negli Stati Uniti. In una situazione di violenza razziale, la struttura del potere può infatti fare ricorso alla polizia locale, alle forze dell’ordine statali, alla guardia nazionale e infine all’esercito, e tutte queste istituzioni sono, in prevalenza, composte da bianchi.
Condividi [3]Fonte: http://www.perlagrandenapoli.org/?p=2917 [4]