IL MESSAGGERO VENETO (Cultura) 14/12/2010 – Mina Welby e il film su bio-testamento e funerali laici [3]
[4]È grazie alla studiosa Rita Cian che oggi pomeriggio alle 17.30 sarà proiettato alle 17.30 al Teatro Miela, il film Sia fatta la Mia volontà , realizzato dall’Associazione Schegge di Cotone (scheggedicotone.com). La Cian, infatti, seguendo all’Università degli Studi Padova un master intitolato Death Studies & the End of Life , avviato due anni fa, ha conosciuto lo scorso maggio questa associazione culturale romana, che si occupa da quindici anni soprattutto di teatro, e che presentava questo docu-film realizzato nel gennaio 2010.
«Il film è fresco ed è stato concepito sulla base di un’esperienza personale. La nonna di una delle autrici era morta e loro raccontano tutte le difficoltà incontrate per organizzarle un funerale civile. Ho pensato fosse utile vederlo a Trieste ed eccoci qui», spiega Rita Cian. «Siamo abituati molto di piú ad avere il matrimonio civile, ma non il funerale civile che prevede l’assenza della liturgia religiosa. Il punto è che non tutti i Comuni hanno predisposto una “sala del commiato”, vale a dire priva di simboli religiosi, dove si possa portare semplicemente il cofano. Diciamo che le città piú grandi le hanno. A Trieste c’è e credo anche a Udine, ma oltre alla necessità ad avere a disposizione una sala per il saluto, manca qualcuno che ti guidi nel rito laico.
Quando muoiono delle persone “importanti” i discorsi vengono fatti dai colleghi di lavoro, dagli esponenti di partito, se si tratta di un politico, ma per una persona qualsiasi, il coniuge o i figli non sono preparati a fare dei discorsi né sanno predisporre delle letture spirituali. Anche le imprese funebri da questo punto di vista sono alquanto carenti». Il film quindi parla di funerali laici, ma anche di testamento biologico, aspetto sul quale i media hanno discusso ampiamente dopo i casi di Eluana Englaro e Piergiorgio Welby (oggi al dibattito che seguirà saranno presenti Mina Welby, Guido Peagno della Federazione Italiana Cremazione e Ottavia Leoni dell’Associazione Schegge di Cotone).
Essere liberi di scegliere sulla propria morte non significa quindi solo decidere con quale tipo di rito si voglia esser salutati, ma anche vedere riconosciute le proprie direttive anticipate. E così in un’ora e dieci di film, molti personaggi famosi racconteranno le proprie esperienze. Da Ascanio Celestini che parlerà del funerale in chiesa del padre non credente a Jacopo Fo che ricorderà la sepoltura delle ceneri del disegnatore Sergio Angeletti, in arte Agnese, ad Alcatraz; da René Andreani che farà le prove generali del suo funerale a Bergonzoni che parlerà della Casa dei Risvegli e a don Santoro che ha scritto a Beppino Englaro.
«Oggi – continua la Cian – la morte comune è occultata, ma la morte in realtà è anche spettacolarizzata, pensiamo alle Torri Gemelle o a certi incidenti stradali. La gente pensa che la morte non ci riguardi perché è spettacolo. Ma noi non siamo immortali. Siamo nati e quindi moriremo. In Veneto e Lombardia per esempio sono state avviate delle esperienze interessanti di death education a partire dalle scuole materne affinché anche i bambini concepiscano e affrontino la morte».
Erica Culiat
Fonte: http://feedproxy.google.com/~r/Radicalifvg/~3/S_ub7m8ZtXw/ [5]