Matteo Mecacci, deputato radicale, e membro di diritto del Consiglio Direttivo di Agorà Digitale ha lanciato in questi giorni la seguente bozza di "Mozione su Internet e la libertà in rete" che resterà aperta ai contributi degli utenti fino al 10 novembre, quando comincerà la raccolta delle sottoscrizioni sul documento.
La Camera;
secondo il Rapporto 2010 sulla “Libertà di stampa nel mondo” redatto da Freedom House, l’Italia è un paese “parzialmente libero” in termini di libertà di informazione e si colloca al 72esimo posto al mondo, a pari merito con India e Benin, dietro persino al Cile e alla Corea del Sud ed all’ultimo posto tra i Paesi della Zona Euro;
è, ormai, pressoché universalmente riconosciuto che la Rete costituisce uno straordinario strumento per promuovere la libertà di informazione e di manifestazione del pensiero nonché il pluralismo dell’informazione e che, per questo, un numero sempre crescente di Stati e di organizzazioni internazionali ritiene il diritto di accesso ad Internet come un diritto fondamentale ed insopprimibile dell’uomo e del cittadino;
Considerato che;
dal 14 al 17 settembre 2010 l’Internet Governance Forum (IGF) – un forum multistakeholder di consultazione promosso dalle Nazioni Unite che coinvolge governi, associazioni e imprese private per discutere e promuovere regole per lo sviluppo e la governance della Rete -, si è svolto a Vilnius in Lituania;
a Vilnius, la Dynamic Coalition on Internet Rights and Priciples ha presentato un draft della Carta dei diritti umani e dei principi su Internet;
il draft sancisce, tra l’altro, il diritto universale di accesso a Internet, il diritto alla libertà di espressione e opinione su Internet e il diritto di ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso Internet;
il Gruppo consultivo ad hoc sull’Internet transfrontaliero (MC-S-CI) del Consiglio d’Europa ha anch’esso partecipato all’IGF di Vilnius, presentando una bozza di trattato;
tale bozza di trattato si pone come finalità, quella di proteggere la Rete da interferenze politiche e mettere al sicuro i principi fondanti degli standard aperti, neutralità della Rete, libertà d’espressione, governo plurale;
il trattato, inoltre, considera la Rete come un luogo extraterritoriale, dove dovrebbe esserci una cooperazione transfrontaliera tra le nazioni, per proteggere la rete da ciber-attacchi o ciber-terrorismo e per garantire l’interoperabilità di internet in termine di infrastrutture, servizi e contenuti;
nella 1ª Conferenza del Consiglio d’Europa dei Ministri responsabili dei media e dei nuovi servizi di comunicazione – svoltasi a Reykjavik nel maggio 2009 -, è stata adottata la “Risoluzione sulla governance di Internet e le risorse critiche di Internet”;
la Risoluzione invita tutti gli Stati e gli attori non statali “a trovare ulteriori modi, partendo dalle attuali disposizioni, per assicurare che le risorse critiche di Internet siano gestite secondo l’interesse pubblico e come un bene pubblico, e nel pieno rispetto del diritto internazionale, inclusi i diritti umani”;
il 15 giugno scorso, il Parlamento europeo ha approvato una “Risoluzione sulla governance di Internet: le prossime tappe” che riconosce e rafforza la posizione secondo la quale la Rete è un bene pubblico globale, e la sua governance deve essere finalizzata nel rispetto dell’interesse di tutti, e come strumento fondamentale per la diffusione dei principi della democrazia nel mondo;
Considerato che;
il nostro Paese rappresenta uno dei fanalini di coda, in ambito internazionale, in termini di penetrazione e diffusione delle risorse di connettività nonché di utilizzo della Rete e delle altre tecnologie informatiche e telematiche;
tale situazione è dovuta, in buona misura, ad importanti ostacoli di ordine normativo ed infrastrutturale, tra i quali meritano di essere ricordati:
– le previsioni dettate dall’art. 7 del c.d. “Decreto Pisanu” convertito in Legge con la L. n. 155/2005 che dispone che «chiunque intende aprire un pubblico esercizio o un circolo privato di qualsiasi specie, nel quale sono posti a disposizione del pubblico, dei clienti o dei soci apparecchi terminali utilizzabili per le comunicazioni anche telematiche, deve chiederne la licenza al questore» e che i titolari o gestori di esercizi commerciali che pongano a disposizione dei propri clienti risorse di connettività devono identificare i propri clienti, monitorarne le operazioni ed archiviare i relativi dati. Si tratta di un insieme di previsioni – non presenti in nessun altro Ordinamento al mondo – che oltre a risultare di scarsa o inesistente utilità sotto il profilo della prevenzione del crimine online, hanno, sin qui, disincentivato la diffusione di postazioni WI-FI pubbliche e conseguentemente delle risorse di connettività nel nostro Paese.
– l’art. 1 comma 29 – del disegno di legge AC.1415-B in materia d’intercettazioni telefoniche, attualmente all’esame dell’Assemblea della Camera – estende ai siti informatici – senza peraltro chiarire cosa debba intendersi con tale generica espressione – procedure gli obblighi di rettifica delle informazioni ritenute non veritiere o lesive della reputazione dei soggetti coinvolti, prevedendo che «per i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono». Tale disposizione tende, dunque, a equiparare i blog e i siti internet a testate giornalistiche professionali, minando di fatto il principio della libertà di espressione ed informazione online in quanto, evidentemente, i canali di comunicazione non professionali che operano in Rete non dispongono di risorse economiche ed umane idonee a consentire loro una tempestiva e puntuale risposta ad ogni richiesta di rettifica;
– il 15 settembre scorso è stato assegnato alla 14a Commissione permanente per le politiche dell’Unione europea del Senato il disegno di legge AS. 2322 recante “Disposizioni per l’adempimento di obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia alle Comunità europee – Legge comunitaria 2010″. Tra le diverse direttive cui il Governo dovrà dare attuazione vi sono anche quelle che costituiscono il c.d. “pacchetto Telecom” e che prevedono, tra gli altri, il rispetto dei diritti fondamentali garantiti dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali tra cui l’impossibilità di privare i cittadini dell’accesso a Internet in assenza di una «procedura preliminare» equa, imparziale, in contraddittorio e dinanzi ad un’Autorità giudiziaria. Tale diritto non sembra, tuttavia, esser stato adeguatamente previsto tra i criteri cui il Governo dovrà attenersi nel porre mano alla disciplina di recepimento della direttiva europea.
– il Governo ha reiteratamente manifestato l’intenzione di compiere rilevanti investimenti nella diffusione delle risorse di banda larga nel Paese, investimenti stimati, nel 2009, in misura non inferiore a 800 milioni di euro. Nonostante tali impegni, tuttavia, il Governo non ha sin qui disposto alcuno stanziamento in tal senso e, anzi, nelle scorse settimane ha annunciato di essere disponibile a investire l’importo irrisorio – rispetto alle risorse effettivamente necessarie – di 100 milioni di euro mentre, proprio in questi giorni, il Governo francese ha dichiarato di accingersi a investire 2 miliardi di euro al medesimo scopo.
Considerato, inoltre, che:
per l’abolizione o la modifica dall’art. 7 del c.d. “Decreto Pisanu” convertito in Legge con la L. n. 155/2005 si è di recente espresso l’intero arco parlamentare, menzionando tra l’altro:
- la proposta di legge n. 2962, presentata il 19 novembre 2009, la quale ha come primi firmatari: On. Cassinelli (Pdl) e On. Concia (Pd).
- la proposta di legge n. 3736, presentata il 29 settembre 2010, la quale ha come primi firmatari: On. Lanzillotta (Api), On. Gentiloni (Pd) e On. Barbareschi (Fli).
- sulla rivista l’Espresso l’8 ottobre scorso è stato pubblicato un appello – sottoscritto da membri di maggioranza e opposizione tra cui: On. Bergamini (Pdl), On. Bersani (Pd), On. Casini (Udc), On. Bocchino (Fli), On. Della Vedova (Fli), On. Di Pietro (Idv), On. Fava (Lega Nord), On. Perina (Fli), On. Cielio Stracquadanio (Pdl) -, il quale chiede l’abrogazione dell’articolo 7 del c.d. decreto Pisanu.
- l’interrogazione a risposta immediata sugli intendimenti del Governo in merito alla proroga dell’efficacia dei limiti previsti dall’articolo 7 del decreto-legge n. 144 del 2005 in materia di accesso senza fili alla rete Internet – presentata dall’On. Rao -, e oggetto di dibattito parlamentare nella Seduta n. 382 di Mercoledì 13/10/10, di cui si riportano di seguito alcuni passi del Resoconto stenografico e sommario della suddetta Seduta:
l’On. Rao ha chiesto al ministro dell’Interno (assente e sostituito dall’On. Elio Vito, Responsabile dei Rapporti con il Parlamento): “se non ritenga opportuno evitare una ulteriore proroga di una norma che non ha eguali in Europa e che rischia di frenare lo sviluppo del WI-FI in Italia, di pregiudicare il processo di semplificazione in atto e di limitare il diritto dei cittadini al libero accesso ai servizi della pubblica amministrazione”.
La risposta è stata: “questa disposizione risponde alle esigenze di sicurezza dello Stato, va evidenziato che l’applicazione della normativa di straordinaria importanza ha consentito attività investigative di assoluto rilievo per il contrasto del terrorismo, sia nazionale che internazionale, nonché per il contrasto del grave fenomeno della pedopornografia online. Le richieste di semplificazione e di liberalizzazione poste alla base della sua interrogazione, onorevole Rao, unitamente all’esigenza di non pregiudicare la sicurezza dello Stato e quindi la sicurezza dei cittadini, le posso assicurare, sono pertanto all’attenta valutazione del Governo e del Ministero dell’Interno”.
- sempre in data 13 ottobre 2010, l’associazione Agorà Digitale ha elaborato urgentemente un’interpellanza che incalza il Governo sul superamento del suddetto art. 7, e che è stata presentata a prima firma dell’ On. Beltrandi ed è stata sottoscritta da deputati di maggioranza ed opposizione.
sull’Espresso del 19 ottobre scorso in merito al c.d. “Decreto Pisanu” e alla validità della norma ai fini della lotta contro le organizzazioni tipo Al Qaeda, è stato riportato quanto segue:
- a oggi, a distanza di cinque anni, dal Viminale si ammette di non poter valutare con esattezza l’efficacia del decreto Pisanu nel prevenire gli attacchi di Al Qaeda. “Il ministero non ha a disposizione dati statistici al riguardo”, dice Domenico Vulpiani, il massimo esperto del ministero dell’Interno in materia, ex Direttore del Servizio Polizia Postale, ora Consigliere di Sicurezza Informatica. “Certo, l’identificazione è importante per effettuare eventuali controlli, sostiene. Ma riscontri oggettivi non ce ne sono, almeno a livello statistico”.
- al riguardo, invece, il generale Fabio Mini, comandante Nato delle operazioni di pace in Kosovo, ha affermato: “Questa legge non è necessaria. Chi fa terrorismo non si ferma davanti al primo scudo di carattere informatico. Non si può limitare la circolazione sul web solo perché si ha un’inefficienza strutturale. Il sistema, inoltre, spesso s’ingolfa, vengono raccolte un sacco di informazioni e nessuno le filtra”.
- anche, Ilja Bonsen, consulente olandese di anti-terrorismo con un’esperienza internazionale, ha sostenuto: “Una legge di questo tipo può rendere difficoltose le comunicazioni tra terroristi, ma di certo non le rende impossibili”. E aggiunge: “Occorre bilanciare la legge a seconda della minaccia. Ci può essere in vigore una legge altamente restrittiva della libertà individuale, ma solo per periodi limitati in cui la minaccia è alta”.
impegna il Governo:
- ad abolire le previsioni dettate dall’art. 7 del c.d. “Decreto Pisanu” convertito in Legge con la L. n. 155/2005;
- a predisporre un idoneo intervento normativo al fine di agevolare, semplificare e promuovere l’attività di fornitura e accesso alle risorse pubbliche di connettività WI-FI e incentivare lo sviluppo e la diffusione delle reti wireless aperte;
- a limitare l’applicazione dell’art. 1 comma 29 del disegno di legge AC.1415-B ai soli giornali e periodici diffusi per via telematica e soggetti all’obbligo di registrazione di cui all’articolo 5 della citata legge n. 47 del 1948, in linea anche con quanto già espresso dal parere consultivo pervenuto dalla IX Commissione della Camera;
- a recepire le direttive del c.d. “pacchetto Telecom” nel rispetto dei diritti fondamentali garantiti dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, firmata a Roma il 4 novembre 1950 e ratificata ai sensi della legge 4 agosto 1955, n. 848, con particolare riferimento al divieto assoluto di disporre sospensioni o limitazioni del diritto dell’utente di accedere a risorse di connettività in assenza di un adeguato ed equilibrato giusto processo da celebrarsi in contraddittorio dinanzi all’Autorità giudiziaria;
- a porre in essere ogni iniziativa, anche legislativa, idonea ad attuare nel nostro Paese i principi sanciti nella Carta dei diritti umani e dei principi su internet predisposta dalla Dynamic Coalition on internet rights and principles;
- a dare concreta attuazione agli impegni sin qui assunti in tema d’investimenti per la diffusione di risorse di connettività sull’intero territorio nazionale al fine di contribuire al superamento del preoccupante fenomeno del digital divide e di garantire a tutti i cittadini l’esercizio del diritto all’informazione e l’accesso ai servizi della pubblica amministrazione digitale.
Premesso che;
Fonte: http://www.agoradigitale.org/mecacci-ecco-la-mozione-aperta-su-internet-e-le-liberta-rete [3]