
Egr. Direttore Luigi Robino,
Come comprovato da un avviso di ricevimento, il 14 giugno è stata recapitata presso il suo ufficio una lettera firmata da Nathalie Pisano (segretaria Associazione radicale Adelaide Aglietta) e dal sottoscritto in cui chiedevamo di essere informati sulle iniziative che ha intrapreso o intendeva intraprendere a breve per assicurare la possibilità di accedere all’aborto farmacologico alle donne residenti nel territorio di competenza dell’ASL AT.
Dopo dieci anni di travagliate vicende, il 9 dicembre 2009 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il provvedimento dell’AIFA all’oggetto “Autorizzazione all’immissione in commercio del medicinale per uso umano “Mifegyne”, con il quale l’aborto farmacologico è stato legalizzato anche in Italia, con vent’anni di ritardo rispetto alla Francia, con dieci anni di ritardo rispetto alla stragrande maggioranza dei Paesi Europei, per non parlare del resto del mondo.
Dopo il provvedimento suddetto, ci sono voluti altri quattro mesi per espletare le procedure tecniche di immissione in commercio della pillola abortiva RU486. Agli inizi di aprile, l’Azienda Ospedaliera OIRM/S. Anna di Torino, che è stata antesignana in Italia della sperimentazione dell’aborto farmacologico, ha reso noto un “Protocollo clinico sull’interruzione farmacologica di gravidanza”, che regolamenta in modo esaustivo l’intera procedura, nel pieno rispetto della L. 194/78. E’, quindi, iniziata presso l’Ospedale S. Anna di Torino la somministrazione della pillola abortiva e ad oggi, a circa quattro mesi di distanza dalle prime somministrazioni, non si è verificata alcuna delle criticità paventate dai detrattori della pillola abortiva: ognuna delle 250 donne (circa) che ha scelto di usufruirne ha deciso, di comune accordo con il personale medico, se rimanere ricoverata per tutto il tempo intercorrente fra le due assunzioni o se firmare il foglio di dimissioni e andare a casa.
Per verificare se l’esempio dell’Ospedale Sant’Anna sia stato seguito dalle altre Aziende sanitarie regionali, la segretaria dell’Associazione Aglietta ed il sottoscritto abbiamo deciso di chiedere informazioni a tutti i direttori delle Aziende Sanitarie Locali, delle Aziende Ospedaliere e delle Aziende Ospedaliero-Universitarie della Regione Piemonte. Ad oggi abbiamo ricevuto risposta scritta dalle seguenti nove ASR: ASL TO1-TO2-TO4- TO5-VC-VCO; ASO di Alessandria e Ospedale Mauriziano di Torino; Aziende Ospedaliero Universitarie di Novara e Orbassano (TO). Tranne quest’ultima, che non ha reparto di ginecologia- ostetricia, tutte le ASR suddette hanno comunicato di aver già attivato le procedure per rendere accessibile la pillola abortiva alle donne che scelgono questo intervento medico. L’ASL CN1 aveva già reso disponibile la RU486 negli ospedali di Mondovì e Savigliano agli inizi di giugno.
Dall’ ASL di Asti, purtroppo, non abbiamo ricevuto nessuna risposta; credo che l’obiettivo minimo di una politica della salute regionale debba essere quello di garantire la pillola RU486 in almeno un ospedale in ognuna delle otto province piemontesi. Da astigiano le chiedo, con questa lettera aperta, se le donne della mia Provincia hanno garantito il diritto all’aborto farmacologico o se sono costrette a recarsi in ospedali di altre Aziende.
In attesa di una sua risposta, le porgo cordiali saluti.
Asti, 3 agosto 2010
Salvatore Grizzanti
tesoriere Associazione radicale “Adelaide Aglietta” membro Comitato nazionale Radicali Italiani
Per approfondimenti: http://www.associazioneaglietta.it/ru486.html [4]
Come comprovato da un avviso di ricevimento, il 14 giugno è stata recapitata presso il suo ufficio una lettera firmata da Nathalie Pisano (segretaria Associazione radicale Adelaide Aglietta) e dal sottoscritto in cui chiedevamo di essere informati sulle iniziative che ha intrapreso o intendeva intraprendere a breve per assicurare la possibilità di accedere all’aborto farmacologico alle donne residenti nel territorio di competenza dell’ASL AT.
Dopo dieci anni di travagliate vicende, il 9 dicembre 2009 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il provvedimento dell’AIFA all’oggetto “Autorizzazione all’immissione in commercio del medicinale per uso umano “Mifegyne”, con il quale l’aborto farmacologico è stato legalizzato anche in Italia, con vent’anni di ritardo rispetto alla Francia, con dieci anni di ritardo rispetto alla stragrande maggioranza dei Paesi Europei, per non parlare del resto del mondo.
Dopo il provvedimento suddetto, ci sono voluti altri quattro mesi per espletare le procedure tecniche di immissione in commercio della pillola abortiva RU486. Agli inizi di aprile, l’Azienda Ospedaliera OIRM/S. Anna di Torino, che è stata antesignana in Italia della sperimentazione dell’aborto farmacologico, ha reso noto un “Protocollo clinico sull’interruzione farmacologica di gravidanza”, che regolamenta in modo esaustivo l’intera procedura, nel pieno rispetto della L. 194/78. E’, quindi, iniziata presso l’Ospedale S. Anna di Torino la somministrazione della pillola abortiva e ad oggi, a circa quattro mesi di distanza dalle prime somministrazioni, non si è verificata alcuna delle criticità paventate dai detrattori della pillola abortiva: ognuna delle 250 donne (circa) che ha scelto di usufruirne ha deciso, di comune accordo con il personale medico, se rimanere ricoverata per tutto il tempo intercorrente fra le due assunzioni o se firmare il foglio di dimissioni e andare a casa.
Per verificare se l’esempio dell’Ospedale Sant’Anna sia stato seguito dalle altre Aziende sanitarie regionali, la segretaria dell’Associazione Aglietta ed il sottoscritto abbiamo deciso di chiedere informazioni a tutti i direttori delle Aziende Sanitarie Locali, delle Aziende Ospedaliere e delle Aziende Ospedaliero-Universitarie della Regione Piemonte. Ad oggi abbiamo ricevuto risposta scritta dalle seguenti nove ASR: ASL TO1-TO2-TO4- TO5-VC-VCO; ASO di Alessandria e Ospedale Mauriziano di Torino; Aziende Ospedaliero Universitarie di Novara e Orbassano (TO). Tranne quest’ultima, che non ha reparto di ginecologia- ostetricia, tutte le ASR suddette hanno comunicato di aver già attivato le procedure per rendere accessibile la pillola abortiva alle donne che scelgono questo intervento medico. L’ASL CN1 aveva già reso disponibile la RU486 negli ospedali di Mondovì e Savigliano agli inizi di giugno.
Dall’ ASL di Asti, purtroppo, non abbiamo ricevuto nessuna risposta; credo che l’obiettivo minimo di una politica della salute regionale debba essere quello di garantire la pillola RU486 in almeno un ospedale in ognuna delle otto province piemontesi. Da astigiano le chiedo, con questa lettera aperta, se le donne della mia Provincia hanno garantito il diritto all’aborto farmacologico o se sono costrette a recarsi in ospedali di altre Aziende.
In attesa di una sua risposta, le porgo cordiali saluti.
Asti, 3 agosto 2010
Salvatore Grizzanti
tesoriere Associazione radicale “Adelaide Aglietta” membro Comitato nazionale Radicali Italiani
Per approfondimenti: http://www.associazioneaglietta.it/ru486.html [4]
http://radicaliasti.blogspot.com/2010/08/lettera-aperta-al-direttore-generale.html
5 Agosto, 2010 - 21:28
Fonte: http://radicaliasti.blogspot.com/2010/08/lettera-aperta-al-direttore-generale.html [5]