www.camerepenali.it, 21 giugno 2010
Con una iniziativa dell’Osservatorio Carcere dell’Ucpi, le Camere Penali hanno presentato in tutta Italia esposti-denunce sulle drammatiche condizioni di vita dei detenuti nelle carceri italiane a causa del sovraffollamento. Fino a questo momento hanno presentato l’esposto-denuncia le seguenti Camere Penali: Ancona; Ascoli Piceno; Bari; Bologna; Catania; Catanzaro; Firenze; Gorizia - visualizza la denuncia; Imperia; Lombardia Orientale, Sezione di Brescia; Milano - relativamente al carcere di San Vittore; Modena; Napoli; Novara; Padova; Parma; Piacenza; Piemonte Occidentale e Valle d’Aosta - relativamente alle case circondariali di Torino, Biella, Cuneo, Fossano, Saluzzo, Ivrea, Asti, Aosta e Alba; Pisa; Pistoia; Prato; Reggio Emilia; Roma - relativamente alle carceri di Rebibbia nuovo complesso, Rebibbia femminile e Regina Coeli; Sulmona; Torino; Velletri; Vercelli.
Il comunicato dell’Unione Camere Penali
Quali sono le condizioni di salute dei quasi 70 mila detenuti italiani? Gli spazi previsti per legge sono garantiti? Hanno acqua per lavarsi, luce a sufficienza, coperte, spazi per incontrare i parenti, occasioni per lavorare? Quanto dura veramente l’ora d’aria? È per ottenere risposte a queste domande che oggi in tutta Italia le Camere Penali territoriali depositano alle locali Procure della Repubblica e alla Magistratura di Sorveglianza una denuncia-esposto a tutela dei diritti dei detenuti, compromessi dalle conseguenze del dramma del sovraffollamento.
“Circa 68 mila detenuti - ricorda il Responsabile dell’Osservatorio Carcere Ucpi Roberto D’Errico - vivono in condizioni di estremo disagio nelle carceri italiane, a fronte di una capienza tollerabile di 44 mila. Un tale affollamento mette in discussione la tutela della salute, il diritto alla vita di relazione, la possibilità di partecipare a programmi rieducativi. Il contesto di promiscuità in cui vivono i detenuti compromette l’equilibrio psico-fisico, la dignità di ciascuno in violazione dei principi costituzionali e delle norme dell’ordinamento penitenziario della legislazione speciale in materia di salute. Il crescente numero di morti e di suicidi in carcere, tra i più significativi in Europa, fotografa i segnali del crescente disagio nei penitenziari della Repubblica”.
Con la denuncia-esposto rivolta alle competenti autorità, l’Ucpi intende richiamare l’attenzione dei soggetti istituzionali responsabili della tutela dei diritti dei detenuti affinché pongano in essere tutte le iniziative idonee a garantire il rispetto del dettato normativo. L’Ucpi pertanto si impegna a proseguire la battaglia contro il sovraffollamento, sollecitando iniziative politiche e istituzionali capaci di formulare proposte concrete sul tema.
Bologna: alla Dozza 1.150 detenuti, la capienza è di 600
Stanchi di lanciare appelli che restano senza risposta, per protestare contro il sovraffollamento alla Dozza, gli avvocati chiedono aiuto ai magistrati. Il direttivo della Camera Penale ha presentato ieri un esposto in Procura perché siano verificate le condizioni di vita nel carcere, che nonostante la capienza di 600 detenuti ne ospita circa 1150. I penalisti hanno aderito così all’iniziativa nazionale lanciata dall’Unione delle Camere Penali italiane.
Nell’esposto-denuncia si chiede di accertare se sono state commesse violazioni dei diritti dei detenuti e del divieto di tortura. E se tutti i soggetti tenuti per legge a vigilare sulle condizioni del carcere - a partire dall’Ausl - abbiano fatto il proprio dovere. “L’indagine è assolutamente necessaria - scrivono - per verificare se siano stati commessi reati, in quanto potrebbero ricorrere omissioni, false attestazioni e violazioni di norme di legge”. Tutti questi elementi “vanno verificati urgentemente”, perché la situazione di “degrado” che si è creata alla Dozza “mina la salute e l’equilibrio psico-fisico dei detenuti costretti a condividere spazi angusti in un contesto di promiscuità che priva ciascuno della propria dignità”. Nell’esposto, poi, i penalisti chiedono ai pm di “verificare se l’Ausl di competenza visiti il carcere per accertare la condizione igienicosanitaria, l’adeguatezza delle misure di profilassi contro le malattie infettive e le condizioni igienico-sanitarie dei detenuti”. Ma i guai del carcere non finiscono qui. Anche la crisi economica crea difficoltà: “Il profumo delle parole”, la tipografia della Dozza, è a rischio chiusura. A lanciare l’allarme è l’avvocato Desi Bruno, Garante dei diritti delle persone private della libertà personale. Nella tipografia, attiva dal 2004, lavoravano infatti 3 detenuti, diventati poi 2 nel corso degli anni. Oggi invece, avverte Bruno, “viene segnalato l’impiego di una sola risorsa. La situazione è senz’altro data dall’evidente situazione di crisi”. Per questo, conclude l’avvocato, “il Garante chiede agli enti locali territoriali di utilizzare la tipografia all’interno del carcere destinando ad essa tutte le commesse tipiche di una pubblica amministrazione”.
Padova: esposto della Camera penale sul carcere
Il presidente della Camera penale di Padova Ammamaria Alborghetti, a nome del consiglio direttivo, ha inviato un esposto alla procura e un altro alla magistratura di sorveglianza per segnalare la “drammatica e notoria emergenza che vive in questo periodo il sistema penitenziario a causa del sovraffollamento”. All’interno di questa allarmante situazione carceraria, la Casa circondariale e la Casa penale padovane appaiono in una posizione delicata.
“La Casa circondariale di Padova, con capienza regolamentare di 98 detenuti, ne ospita invece 254. Tali dati comportano condizioni igienico sanitarie che minano e compromettono la salute e l’equilibrio psicofisico dei detenuti, costretti a condividere spazi angusti in un contesto di promiscuità destinato a privare ciascuno della propria dignità, in violazione dei principi costituzionali (art 3-27-32)”.
La stessa Casa di reclusione, un tempo isola felice, ospita attualmente 800 detenuti, il doppio della capienza regolamentare prevista. Nei primi cinque mesi di quest’anno, nella Casa penale di Padova si sono registrati due suicidi, mentre alla Circondariale si è registrato un caso dubbio. Nell’esposto si chiede di “verificare l’adeguatezza delle strutture sanitarie interne al carcere, la salute psicofisica dei singoli detenuti, il rispetto degli spazi previsti per legge, lo stato in cui si trovano le stanze, la possibilità di cucinare e mangiare, la qualità del cibo, i servizi igienici, l’ingresso di luce naturale e artificiale, l’aerazione diurna e notturna, il riscaldamento in rapporto anche alle presenze in ciascuna cella, lo stato di letti e materassi, le condizioni degli ambienti doccia con verifica del numero degli impianti rispetto al numero dei detenuti presenti”. Prima scarseggiavano solo i letti, adesso sono introvabili perfino i materassi da mettere per terra. “Condizioni di vita spaventose, progetti educativi impossibili”, avverte il presidente della Camera penale padovana.
Pisa: il carcere a quota 403 presenze, esposto in procura
Il carcere Don Bosco scoppia: ha 403 detenuti e quindi le condizioni di detenzione sono disumane. L’allarme parte dal presidente della camera penale pisana, l’avvocato Ezio Menzione, che ieri, come hanno fato quasi tutte le camere penali italiane, ha depositato una denuncia in procura. “Basti pensare - commenta Menzione - che questo vecchio carcere, che prevede 189 detenuti e ne tollera al massimo 290, attualmente ne vede ristretti 403. Tale situazione determina condizioni di detenzione ai limiti dell’inumano e indegne di un paese civile. È così in tutta Italia, ed infatti l’iniziativa pisana non è isolata: nello stesso giorno in tutta Italia le camere penali hanno depositato analoghe denunce. Delle responsabilità debbono essere ravvisate e si chiede che la Procura indaghi e approfondisca. Tali responsabilità non possono essere della direzione locale, che si adopra con competenza e sacrificio per gestire una situazione obbiettivamente ingestibile. Esse stanno più su, in chi fa scelte legislative che affollano le carceri e non fa nulla perché le condizioni dei detenuti siano almeno civili. La Procura - conclude Menzione - saprà certamente e riconoscere se vi sono responsabilità, ovunque risiedano”.
http://detenutoignoto.blogspot.com/2010/06/giustizia-le-camere-penali-di-tutta.html
23 Giugno, 2010 - 15:34
Fonte: http://detenutoignoto.blogspot.com/2010/06/giustizia-le-camere-penali-di-tutta.html [3]