La recente assemblea degli iscritti al Partito Radicale (Nonviolento, transnazionale e transpartito) ha reso evidente alcune novità. Nei pochi articoli in cui se n’è parlato, però, l’analisi è apparsa riduttiva, addirittura fuorviante. Tutto verterebbe sull’eredità del partito e sul suo futuro; da una parte i pannelliani e dall’altra i boniniani. Da una parte i puri e dall’altra quelli che vorrebbero dar corso a un partito con caratteristiche classiche. Niente di più falso. Le classi dirigenti radicali sono sempre state diverse tra loro, nel metodo e nel merito. Non è, quindi, difficile capire che “le beghe di Torre Argentina” rimandano a legittime e differenti interpretazioni di antiche battaglie.
L’elemento di novità dell’assemblea degli iscritti, alla fin fine, è solo uno: è la prima volta che in una riunione del Partito Radicale, Pannella è assente. Le differenze tra le classi dirigenti radicali sono venute a galla. Non è la prima volta, anzi, è sempre stato così. Solo che questa volta è mancata la sintesi di Pannella, quando nel bene o nel male egli si assumeva oneri e onori di responsabilità e decisioni, a volte di difficile digestione, ma sempre azzeccate, anche quando in prima battuta apparivano strane e fallimentari.
Il Partito Radicale non è ideologico, è all’opposto un partito pragmatico. Non rimanda ad un pomposo manifesto di idee, ma alla quotidiana teoria della prassi. In assenza dei testi sacri, le beghe vengono a galla. È normale e tra i radicali è metodo. L’uso dei simboli elettorali è oggetto oggi di differenti interpretazioni della stessa lotta politica, lontani anni luce l’una dall’altra, ma legittime entrambi. In assenza di Pannella, le rivendicazioni fioccheranno.
Estratto dall'articolo di Massimo Lensi apparso sul quotidiano l'Opinione [1] - 28 aprile 2016
Fonte: http://www.radicalparty.org/it/content/partito-radicale-riflessione-sulle-beghe [2]