Sabato scorso migliaia di persone si sono radunate a Mosca in ricordo di Boris Nemtsov, il leader dell'opposizione russa ucciso lo scorso anno sul ponte Bolshoy Moskvoretsky con quattro proiettili alla schiena. Dopo l'omicidio irrisolto di Anna Politkovskaya nel 2006 e di Stanislav Markelov, l'avvocato della giornalista, freddato a pochi metri dal Cremlino insieme ad Anastasia Baburova nel 2009, quello di Nemtsov è l'assassinio più eminentemente politico che sia assistito nella Russia di Putin.
Boris Nemtsov, 55 anni, era un uomo coraggioso e carismatico; viveva la politica “col sorriso”, ricorda il giornalista russo Yuri Saprykin, “non come un martire”. Nel 1996 già vicepremier del governo di Boris Eltsin e suo favorito, non esita a consegnargli le firme di un milione di cittadini russi contro il sanguinoso conflitto della prima guerra di Cecenia.
Quando nel 2000 Vladimir Putin sale al potere, Nemtsov è il suo intransigente oppositore con reiterate manifestazioni pubbliche, marce, interviste, discorsi contro la corruzione di Stato e la propaganda del Cremlino fatta di censure e repressione, incitamento all'odio e alla paura.
Recentemente stava lavorando su un rapporto sul coinvolgimento della Russia nella guerra in Ucraina. "Boris, sei con noi. La tua lotta continua". Mentre gli attivisti raccolgono le firme per istituire una targa commemorativa, un fiume di gente sfila per le strade intonando cori "la Russia sarà libera!” con fiori e cartelloni per non dimenticare: “E' morto per la libertà".
Fonte: http://www.radicalparty.org/it/content/morto-la-libert-adunata-mosca-ricordo-di-boris-nemtsov [1]