Dopo 5 anni di stallo dei negoziati di adesione della Turchia all’UE [1], lunedì 14 dicembre, la conferenza intergovernativa dell'Unione europea ha aperto il capitolo 17 sulla «Politica economica e monetaria». È iniziata dunque una nuova e interessantissima fase del rapporto tra Turchia e Unione europea e una grande finestra di opportunità per il processo del negoziato di adesione di Ankara.
Il 29 novembre scorso, Turchia e UE avevano firmato un’importante dichiarazione congiunta che prevedeva l’intensificazione del dialogo politico su questioni come quella dei migranti, dell'energia e della politica estera. Bruxelles si è impegnata a completare, nel primo trimestre del 2016, i lavori preparatori per l'apertura di altri cinque capitoli, tra i quali il 23 e il 24, quelli sul sistema giudiziario e le libertà fondamentali, ma l'esito positivo di tale impegno non è affatto scontato perché i capitoli sono bloccati dai veti di Cipro.
Il primo ministro turco Ahmet Davutoğlu ha detto che sarebbero in atto forti pressioni affinché Cipro greca faccia cadere i suoi veti e il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, gli ha scritto una lettera con l’intento di rassicurarlo circa il fatto che il governo greco-cipriota sarà convinto a revocare il proprio veto sui suddetti capitoli.
Sarà questa promessa come quelle già fatte dall’UE alla Turchia nel 1999, nel 2004 e nel 2005?
Ancora una volta è in gioco la credibilità dell’Unione europea, la sua capacità di essere attore autorevole e affidabile, portatore dei valori costitutivi cui si ispirarono i padri fondatori.