Dopo aver digiunato 50 giorni in auto davanti al Ministero dell'istruzione per il diritto degli italiani a formarsi nella loro lingua, Giorgio Pagano lancia una petizione perché Papa Francesco torni ad usare la Lingua Internazionale detta Esperanto come già fece Giovanni Paolo II dal 1994 in occasione di una Marcia del Partito Radicale. Santo Padre, non è giusto che ci siano lacrime più lacrime di altre, né uomini o Paesi il cui dolore è maggiore perché essi sono più forti o ricchi.
Quando si parla di «spietatezza» o «sterminio» come risposta ad attentati terroristici, il mondo intero rischia di piombare nella prassi del "occhio per occhio, dente per dente", se non peggio.Esordisce l'articolata Petizione.
Dobbiamo dare e darci uno strumento concreto per rifondare il diritto internazionale sopra un universalismo nuovo perché giusto. Bisogna alzare al massimo il livello dell’incontro incarnando la nonviolenza transnazionale fin nella lingua che si utilizza, dando uno strumento concreto e al di sopra delle parti, di tutte le parti, a coloro che, cristiani e non, lavorano per la comprensione contro l’odio, per il dialogo contro la sopraffazione, per la giustizia contro il privilegio.
Piaccia al Pontefice che porta il nome del Santo che parlava anche agli animali, compresi quelli feroci, accogliere questa supplica pacifera e riprendere ad impartire la benedizione Urbi et Orbi nella Lingua Internazionale detta Esperanto, dandone indicazioni di promozione al mondo e, anzitutto, alle scuole cattoliche.
Appello in italiano [1].
Appello in inglese [2].