C’è qualcosa di forse più grave che i dati sinora forniti dal Centro di Ascolto non dicono, perché sono ancora in corso precise misurazioni: e cioè che dopo gli attentati del 13 novembre di Parigi, il palinsesto del servizio pubblico è stato per quasi una settimana almeno stravolto da edizioni speciali dei telegiornali, quasi a ciclo continuo, che intervallavano cronaca e commenti. Tante ore di intervento in voce di soggetti politici i più diversi e vari, con ascolti altissimi alimentati dalla comprensibile necessità di conoscere e di capire quello che stava accadendo nel cuore dell’Europa.
Meno comprensibile, meno legale, anzi affatto legale, che in tante ore di programmazione e in grandi quantità di ascolti consentiti nessuno abbia potuto conoscere le iniziative politiche del Partito Radicale tante volte illustrate in questa newsletter, iniziative che rispondono anche agli attacchi terroristici e alle problematiche da essi sollevati.
Infatti, quale miglior prova di una abdicazione alle volontà terroristiche della rinuncia - persino nel darne notizia - del rispetto della legge e soprattutto dell’impedirsi di quel dibattito nella pubblica opinione che si alimenta di una completa conoscenza di analisi ed iniziative politiche transnazionali, comprese quelle del Partito Radicale Transnazionale? Abdicare allo Stato di Diritto, negare quella transizione allo Stato di Diritto, che militanti e dirigenti radicali richiedono anche con iniziative non violente in corso - significa esattamente favorire le intenzioni dei terroristi e di chi li finanzia. Ma non sembra esserci una adeguata coscienza, non solo in Italia, di tale questione.