Sono molto grato al Direttore del quotidiano l’Unità per aver consentito venerdì 4 dicembre 2015 alla pubblicazione integrale di un mio articolo con cui davo conto di iniziative del Partito Radicale di denuncia all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) di ciò che è accaduto nella programmazione del servizio pubblico radiotelevisivo in 11 mesi di programmazione delle principali edizioni dei telegiornali Rai, con una presenza del Governo e della sua maggioranza costantemente ben oltre il 50 per cento degli ascolti consentiti, come confermato dai dati del Centro di Ascolto dell’Informazione Radiotelevisiva. Una quantità ben superiore a quella consentita ai precedenti Governi e Presidenti del Consiglio, compreso quel Berlusconi accusato anche a livello internazionale di concentrare nelle sue mani troppo potere mediatico.
Sono anche grato a Il Fatto Quotidiano di aver addirittura richiamato il giorno dopo in prima pagina questo articolo, e i dati del Centro di Ascolto dell’Informazione Radiotelevisiva, omettendo, non per caso, lo “zero virgola” degli ascolti consentiti ai radicali, e soprattutto la presentazione delle denunce alla Agcom da parte loro.
Tutto questo proprio mentre la Rai ha deciso una riforma che, parallelamente a quella in corso di approvazione definitiva al Parlamento italiano, a dispetto delle sentenze della Corte Costituzionale italiana, concentra nel capo azienda Direttore Generale nominato dal Governo i poteri di gestione dell’azienda con responsabilità anche editoriali. Nel silenzio sostanziale anche delle forze politiche di opposizione che dovrebbero essere fortemente preoccupate dal perdurare legalizzato di questa situazione dell’informazione radiotelevisiva nazionale.