Carlo Troilo ricorda Marco Pannella
Ho conosciuto Marco Pannella nel lontano 1965. Me lo presentò Franco Sircana, un “radicale storico”, mio collega all'IRI e fraterno amico. E con Marco conobbi Gianfranco Spadaccia, Angiolo Bandinelli e tanti altri compagni che ancora oggi si battono per le cause radicali.
Io ero un socialista lombardiano ed il PSI all'epoca (con l'eccezione di alcuni esponenti, a partire dal senatore Sansone con il suo "piccolo divorzio") era impegnato soprattutto sui temi economici, con la grande sfida di Antonio Giolitti e del suo "Ufficio del Piano", di cui ero un occasionale collaboratore. Pochi anni più tardi, con Loris Fortuna, i socialisti assunsero un ruolo di punto nel campo dei diritti civili.
Fu dunque soprattutto grazie a Marco che scoprii l'area sterminata dei diritti civili e compresi l'importanza di guardare sempre a quel che accadeva nel vasto mondo fuori dei nostri confini.
Mi univa a lui, fra l'altro, il fatto di essere anch'io abruzzese e l'ammirazione che Marco aveva per la "Brigata Maiella", di cui mio padre fu il comandante.
Ero con lui nel febbraio del 2105, poco più di un anno fa, quando l'Università di Teramo gli assegnò la laurea ad honorem in Comunicazione: "Un atto dovuto, un atto fortemente voluto – disse il rettore Luciano D'Amico, nativo come mio padre di Torricella Peligna - perché Pannella ha consentito alla comunicazione politica di evolversi, ha contribuito allo stesso cambiamento politico, al cambiamento delle istituzioni e del Paese". E mi commosse vedere che Marco, già provato dalla malattia, cedette alla commozione e si concesse un breve momento di pianto.
Quel giorno "Il Centro" ospitò su un'intera pagina un mio articolo su Pannella, in cui rilanciavo – con una ostinazione a metà abruzzese e a metà radicale – la mia proposta di una Medaglia d'Oro al Popolo Abruzzese, che nei lunghi mesi dell'occupazione tedesca diede una prova ineguagliabile di fierezza e di coraggio, pagando a carissimo prezzo – con eccidi voluti da Kesselring nel vano tentativo di terrorizzare la popolazione e dissuaderla dal sostegno alla Resistenza - la sua irriducibile opposizione alle truppe naziste. Una proposta che sta andando lentamente avanti e su cui Marco si era detto pronto ad intervenire con la sua autorità morale.
Ancora pochi mesi fa, quando lo incontravo nei corridoi di Torre Argentina, Marco gridava scherzosamente (non era "serioso" come molti altri politici): “Viva la Brigata Maiella”.
All'epoca del nostro primo incontro, nella primavera del 1964, radicali e noi giovani socialisti ma anche alcuni esponenti del PSDI e del PRI, eravamo uniti dal desiderio di costruire una sinistra di stampo europeo, fortemente riformista e laica.
Per questo demmo vita con molto entusiasmo al CUSI - Comitato per l’Unità della Sinistra Italiana - ben presto naufragato fra le mille scissioni che sono la maledizione della sinistra in Italia. Per la prima volta, in quella occasione, molti di noi ebbero “la doppia tessera”, socialista e radicale.
Per questo ci siamo illusi, pochi anni addietro, quando nacque la “Rosa nel Pugno”.
Per questo il mio auspicio, ora che Marco ci ha lasciati, è che queste speranze di unità siano tenute vive da tutti noi e da quelli che dopo di noi riprenderanno gli ideali di Marco.
Fonte: http://www.associazionelucacoscioni.it/comunicato/carlo-troilo-ricorda-marco-pannella [3]
