Aborto, Consiglio d’Europa: “In Italia troppe difficoltà per le donne. Non obiettori discriminati”
In Italia è troppo difficile abortire. Lo dice il Consiglio d’Europa, secondo cui le donne nel nostro Paese continuano a incontrare “notevoli difficoltà” nell’accesso ai servizi d’interruzione di gravidanza, nonostante quanto previsto dalla Legge 194 sull’aborto [3]. L’Italia viola quindi il loro diritto alla salute. Per l’organizzazione europea, che accoglie un ricorso della Cgil, l’Italia discrimina medici e personale medico che non hanno optato per l’obiezione di coscienza in materia di aborto. E sostiene che questi sanitari sono vittime di “diversi tipi di svantaggi lavorativi diretti e indiretti”.
A febbraio è scoppiata la polemica dopo l’approvazione da parte del consiglio dei ministri di un decreto legislativo presentato dal ministro della Giustizia, Andrea Orlando, che prevede la depenalizzazione [4] di alcuni reati in materia di aborto, ma anche una maxi sanzione che aumenta da 50 euro fino a 5-10 mila euro [5] la cifra che una donna è costretta a pagare in caso di interruzione volontaria di gravidanza non effettuata nei tempi stabiliti e in strutture idonee, così come previsto dalla Legge 194. L’interruzione volontaria della gravidanza è consentita in Italia dalla 194, ma non sempre garantita: gli obiettori di coscienza sono in media circa il 70% del totale, con picchi che superano il 90% in alcune regioni.
