Dalle prime informazioni pubblicate relative ai file riservati trasmessi dal 2006 al 2010 dalle Ambasciate Americane nel mondo al Dipartimento di Stato, sembra emergere un quadro piuttosto uniforme che coinvolge tutti i teatri nei quali gli USA più sono coinvolti.
Come è stato fatto notare, il pur grave danno arrecato agli Stati Uniti, non sembra al momento riguardare vicende e segreti di Stato di cui non si erano avute già indiscrezioni alla stampa, secondo quella che è una tradizione della diplomazia e del giornalismo americano.
Per questo le fantasiose congetture espresse in questi giorni da alcuni esponenti della maggioranza sull’esistenza di complotti di ogni genere, anche islamico (sic!), ai danni dell'Italia, lasciano il tempo che trovano, e confermano lo scarso livello della nostra classe politica nello scenario internazionale.
Ciò che dovrebbe far riflettere e far commentare, invece - in aggiunta alla condanna della pubblicazione di atti che per legge devono rimanere riservati e che arrecano un danno innanzitutto agli Stati Uniti - è che i giudizi più preoccupati e negativi nei confronti della politica di un paese occidentale alleato degli USA riguardano il Premier Silvio Berlusconi.
Chi scrive, è facile constatarlo, ha espresso quelle preoccupazioni sulla deriva della politica estera italiana da lungo tempo, come dimostrano i recenti dibattiti parlamentari in tema di politica estera.
Tuttavia, è chiaro che rappresenta una grande differenza - e un duro colpo politico all'Italia nel suo insieme, sapere che quelle preoccupazioni - ignorate per anni dall’opposizione - sono ufficialmente condivise anche da quello che dovrebbe essere il principale alleato del nostro paese - che, tra l'altro, ci ha liberato dal fascismo e che ha impedito l’avvento del comunismo – e che viene sostituito nelle nostre priorità politiche internazionali con la Russia e con la Libia, come dimostra la quantità di vertici bilaterali e incontri che il nostro Premier ha avuto con i leader di questi paesi e se si paragona questo numero agli incontri con i leader della Nato o dell'Unione Europea.
Dichiarazione di Matteo Mecacci, Deputato Radicale, Relatore OSCE su Democrazia, Diritti Umani e Questioni Umanitarie
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